Omicidio Vassallo, il fratello Dario a Rainews24: «Ucciso un sindaco, ucciso uno Stato»

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Omicidio Vassallo, il fratello Dario a Rainews24: «Ucciso un sindaco, ucciso uno Stato»

Riflettori puntati sul sindaco pescatore ucciso a Pollica il 5 settembre 2010 con 9 colpi di pistola. Nella mattinata di lunedì il fratello Dario Vassallo è stato ospite a Rainews 24 per parlare di Angelo, dell’inchiesta in corso e di quanto in questi due anni sia stato fatto dalla Fondazione Vassallo, di cui Dario è presidente.

Il ruolo della politica «La politica avrebbe dovuto fare un’indagine sul perché venga ucciso un sindaco – ha dichiarato Dario Vassallo nella diretta di Rainews24 – siamo adirati. E’ necessario che la politica si dia un nuovo corso, altrimenti viene travolta dagli eventi. La “Festa della Speranza”, organizzata il 5 settembre 2012 per ricordare Angelo e la sua azione sul territorio, ha visto in prima fila 35 sindaci giunti da ogni parte di Italia e d’Europa, da Lamezia Terme all’Olanda. 35 sindaci per noi sono tanti perché i sindaci rappresentano lo Stato: ucciso un sindaco, ucciso uno Stato».

La battaglia della droga «Angelo si sentiva solo nella battaglia della droga e non appoggiato dalle forze dell’ordine del comune. La sua azione è stata solitaria, come un don Chisciotte. Si sentiva solo perché il territorio costiero è scoperto: le caserme sono quasi tutte ubicate in collina, in paesi magari di 500 abitanti, mentre sarebbe necessaria una ridistribuzione delle forze dell’ordine».

«All’inizio delle indagini si è seguita anche la pista passionale – ricorda Dario a Rainews 24 – ma si è trattato di depistaggio di gente ignorante. Angelo non ha nulla a che vedere con tutto ciò. Un sindaco ucciso con 9 colpi di pistola non ha nulla a che vedere con questa storia. Anche per questo motivo ho pensato di scrivere il libro e la Fondazione ha cercato anche di supplire la mancata informazione con la pagina Facebook con la quale siamo sempre in collegamento diretto. Ho perso più volte la speranza ma ce l’ho ancora: devo dare ai miei figli la speranza che un futuro migliore c’è e che il cambiamento si fa sul territorio, anche sensibilizzando l’opinione pubblica».

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