Cilento tagliato fuori dell’Italia e dal mondo: basta riflettere, occorrono i fatti

| di
Cilento tagliato fuori dell’Italia e dal mondo: basta riflettere, occorrono i fatti

Ripercorrendo la storia di questo paese sarebbe interessante il pensiero sullo scardinare per necessità, e non per cultura programmatica, l’atavico individualismo che nel Cilento come cultura quasi innata ed erede di quella dei greci, ha dominato la vita dei nostri paesi, assumendo a volte un esagerato campanilismo e bloccando così in tal modo le possibilità di ‘crescere insieme’. Va considerato, inoltre, che l’identità culturale tradizionale non è adeguata armonicamente con i tempi odierni. Un’identità etnica non nasce dall’oggi al domani, ma ha bisogno di tempi lunghi affinché si consolida. Per alcuni il passato va distrutto per vivere in una realtà mutata completamente, in altri c’è  la passività comportamentale e del pensiero, nell’accettare l’aggredire della modernità senza nessuna regola. Si sa che le innovazioni sono sfruttate per fini materialistici e individualistici, preferendo i fattori tecnici a quelli umanistici. Spesso accade che la ‘collettività’ di un’intera regione non si pone il problema di una ‘crescita collettiva’, ma ritiene che ‘l’individualismo’ di ogni singolo gestore di paese ‘faccia meglio di un altro’, ma tralascia un particolare molto importante, qui, tra poco nel ‘Cilento’ per raggiungere un paese e l’altro, l’unica via possibile  sarà ‘La vecchia via del Sale’. Addio al turismo, mare blu e relative bandiere blu, diete mediterranee, ecc., ecc.

Qui non si tratta di gareggiare con progettazioni avanguardistiche, spaziali, per un futuro molto, molto lontano in considerazione di altre motivazioni. Mentre si riflette su queste progettazioni ‘utopistiche e quant’altro’ il Cilento viene tagliato fuori dal resto d’Italia e dal mondo. A questo punto, mentre tutti i ‘gestori’ ‘riflettono’ conviene riscoprire ‘il vecchio e caro asinello’, e solo così saremo sicuri di percorrere ‘le vie di comunicazione’ da un paese all’altro.

Cari ‘gestori’ basta il ‘riflettere’, ora occorrono i fatti, poiché la storia non è fatta di riflessioni ma di fatti.  Uno dei protagonisti della repubblica napoletana, Vincenzo Cuoco, sosteneva che la storia ‘è collezione di fatti’, se fate che le riflessioni precedono i fatti non fate più la storia. Ed anche un famoso giornalista inglese ricordava sempre ai suoi redattori «il commento è libero ma i fatti vanno spiegati prima». Sono i fatti e non le riflessioni che segnano la storia di un paese.  

©


Consigliati per te

©Riproduzione riservata