Polemica “camorra nel Cilento”, Tarallo:«Chissà che non sia accaduto davvero»

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Polemica “camorra nel Cilento”, Tarallo:«Chissà che non sia accaduto davvero»

Sulla pagina facebook del giornaledelcilento.it compare un commento di Peppe Tarallo, ex presidente del Parco nazionale del Cilento, sulla trasmissione “Sfide” in cui il conduttore Zanardi e Antonello Venditti, ospite della trasmissione, avevano definito il Cilento “Terra di camorra”.
Peppe Tarallo: «Certo che il Cilento e la provincia di Salerno sono tutto questo (di cui all’articolo) ,e, spesso, non sempre grazie a chi afferma queste cose; e capisco che puó far male e fa male sentire anche una mezza frase di questo tenore anche se detta all’interno di una splendida trasmissione dedicata a un campione. Anche a me dispiace sentir dire certe cose sulla mia terra e me ne sento turbato. La trasmissione l’ho vista solo prima di scrivere cliccando alla fine dell’articolo apparso su Il Giornale del Cilento. Nell’economia della trasmissione il riferimento della moglie ai politici locali lo trovo normale: l’impatto di chi viene da una grande città in un piccolo paese e magari si vede valutare la propria attività rispetto agli equilibri locali -ammesso che questo sia stato il motivo- non è facile. Un campione che si adatta per amore della propria famiglia a una vita e a luoghi sconosciuti e con ritmi e interessi diversi sicuramente avrà trovato difficoltà e chi ci dice che non si sia imbattuto nella presenza della camorra che a quell’epoca era fiorente nel comune di Castellabate con l’hotel a 5 stelle che disponeva di strutture sportive e ospitalitá? Venditti, suo amico, che ho letto esser venuto nel Cilento ha parlato per luogo comune (vedi Benvenuti al sud) o perché il suo amico gli aveva confidato qualcosa? anche se non trovo giusto che definisca così quel comune che pure ha avuto e ha la ‘colpa’ di aver ospitato e ospitare ancora presenze significative e pesanti della camorra che conta, sforziamoci di capire come può essere visto un nostro paese o la nostra terra da occhi esterni e lontani. Qui non siamo in un film ma nella realtà che non cambia con finzioni o sceneggiate e un po’ di folclore. Alla base rimane la nostra grande umanità le nostre reti sociali e umane che ha un grande difetto e punto debole: chiamare con il DON anche i camorristi che si insediano tra di noi e non avere la forza si rigettarne e rifiutarne la presenza. Io questo mi aspetterei dalla mia gente e dalle nostre amministrazioni e non demagogiche denunce che lasciano il tempo che trovano. Certo anche io sarei curioso di sapere perché Venditti ha usato quell’espressione e gliene chiederei ragione. Ma prima ancora chiederei al sindaco che protesta se ha conosciuto il defunto don Luigi Romano, cui a quel tempo si conferivano pubblici riconoscimenti come ‘operatore turistico’, che relazioni ha avuto con lui e quali ancora, se ne ha, con i Fabbrocino e altri camorristi lí insediati e presenti con case e propri interessi. Basta leggere le varie e ripetute dichiarazioni del procuratore della DIA di Salerno e il quadro che sta finalmente emergendo dalle indagini seguite al delitto Vassallo. La stessa Salerno non é risparmiata da questa piaga della malavita organizzata che è arrivata a condizionare perfino gli appalti della provincia e chissà cosa altro. É questo quadro che dovrebbe preoccupare noi cilentani e salernitani in generale, e chiederci cosa possiamo fare tutti insieme, cittadini, societá civile e istituzioni.»

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