Come recuperare il centro storico di Altavilla e altri borghi del Cilento, Sele e Alburni?

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Come recuperare il centro storico di Altavilla e altri borghi del Cilento, Sele e Alburni?

Sono tornata da qualche giorno ad Altavilla. E’ tempo di Tredicina (la preparazione alla Festa di Sant’Antonio) e sabato scendo giù al Convento a salutare il Santo. Al ritorno vedo alcuni manovali indaffarati intorno alla storica "croce" di fronte alle scuole elementari. "Si è inclinata e sta cadendo", mi spiegano, E infatti si nota nettamente.
La croce sarà recuperata, appena prima che cada. Ma questo mi porta a d affrontare un discorso di recupero molto più ampio, quello dell’intero centro storico.
Affronto il problema del centro storico di Altavilla, perché è quello che conosco – si può dire – come le mie tasche, avendone percorso nei giochi d’infanzia praticamente ogni viuzza e vicoletto.
Bene, questo centro storico ha la classica bellezza ‘fuori dal tempo’ tipica del cuore dei villaggi medievali italiani ed europei, con qualche particolarità unica, il fatto di stagliarsi a ridosso di una macchia verde, il "parco naturale La Foresta", un vero e proprio polmone, praticamente al centro del borgo, facilmente raggiungibile a piedi (non ora, perché è in cantiere – fermo – da un anno o forse più). In questa zona, infatti, l’aria che si respira è davvero molto particolare.
Ma c’è un problema. Questo particolare centro storico diventa col passare degli anni sempre più disabitato e si arricchisce di strutture fatiscenti (di cui a breve pubblicherò qualche foto). Intere case o depositi in preda all’umidità e ai topi, che costituiscono probabilmente un vero e proprio pericolo per la comunità: vi sono strutture aperte con pavimenti crollati, senza nessuna recensione e alla portata dei bambini; inizio inoltre a domandarmi se non ci siano anche ripercussioni sanitarie. I cattivi odori avvertibili quando si attraversa in quella zona sono eloquenti.
Uno scenario è uno schiaffo alla dignità di chi ci abita e agli abitanti dell’intero comune, di cui quest’area è l’anima storica.
Questo problema organico non sembra essere mai sollevato dalle amministrazioni o, se viene sollevato, lo è quasi sempre in campagna elettorale, quindi in maniera strumentale e senza alcun seguito concreto in termini di interventi.
Questa è la testimonianza degli ultimi trent’anni di vita altavillese (visti da questi occhi). Ne è l’apoteosi la questione del Castello normanno dell’XI secolo, passato di generazione in generazione (attraverso mille anni di storia) tra famiglie locali e finito da oltre un decennio nelle mani di uno pseudo-investitore che l’ha lasciato per anni in cantiere (e di fatto a marcire, probabilmente deturpandolo del tutto anche all’interno). All’interno del cortile mucchi di calcinazzi e una gru alta che inquina pesantemente l’estetica del territorio. Il problema delle chiese di pregio storico chiuse dopo il terremoto dell’80 sono un’altra storia, che merita un altro capitolo (con delle note positive, dal momento che la causa è stata presa in carico dall’associazione L’Auriga Cilento in collaborazione con la locale Soprintendenza ai beni culturali).
Tutto questo colpevole abbandono passivo, scusate l’espressione poco giornalistica, è una vergogna civile, un affronto vero e proprio alle radici storiche e alla dignità culturale di una comunità. Non ci sono scuse. E la responsabilità è da ripartirsi equamente tra amministratori e amministrati, cioè tutti noi che abbiamo semplicemente voltato la faccia di fronte a questo scempio.
Un disinteresse che, se perpetuato, finirà con l’uccidere definitivamente questa comunità dal punto di vista dell’identità, appunto.

Fatta questa premessa, necessariamente lunga per cercare di dare un quadro un minimo ampio della disastrosa situazione altavillese, vi chiedo: come si potrebbe recuperare un centro storico in rovina?
E’ possibile, secondo voi, invertirne il processo di decadimento e trasformarlo in una risorsa economica per il territorio?

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