Il piccolo Riccardo e il suo sogno: «L’ospedale è il nostro futuro»
| di Marianna Vallone
Di fronte a tutto quel mare di gente, con la sua maglietta bianca su cui campeggiava una scritta colorata semplice ma potente, “L’ospedale è il nostro futuro”, Riccardo sorride. È solo un bambino, eppure questa mattina, a Sapri, il suo desiderio è l’obiettivo di una battaglia che riguarda tutti: mamme, famiglie, operatori sanitari, amministratori, giovani e anziani. Il futuro ha il suo volto. Ed è per lui, per i tanti bambini e neonati presenti come lui, per le mamme con i passeggini che sfilavano, che la comunità è scesa in piazza per difendere il punto nascita dell’ospedale di Sapri.
Erano in migliaia, questa mattina, radunati in piazza San Giovanni, come accadde nel 1979, quando Don Giovanni Iantorno guidò la lotta per l’apertura dell’ospedale. “Allora per costruirlo, oggi per non perderlo”, gridavano dal palco i rappresentanti dei comitati, mentre la piazza si riempiva di bandiere, cartelloni colorati, fasce tricolori e striscioni. La stessa determinazione, la stessa voglia di difendere un diritto che non è solo sanitario, ma sociale, umano, identitario.
“Non possiamo permettere che chiuda”, dice una giovane mamma, stringendo la mano al suo bambino nel passeggino. “Qui ho partorito mio figlio. Non voglio che altre donne siano costrette ad andare lontano, mettendo a rischio la loro salute e quella dei bambini.” Sono tante le mamme come lei, in prima linea, fianco a fianco con ostetriche e operatori sanitari che lavorano ogni giorno nel punto nascita e che oggi alzano la voce per non perdere un presidio fondamentale.
Il corteo si è snodato tra le vie della città, fino a raccogliere tutti sotto il palco. Tutti i sindaci del territorio erano presenti, con la fascia tricolore stretta al petto, amministratori di ogni colore politico, insieme a consiglieri provinciali, parlamentari, il Parco Nazionale del Cilento, dirigenti scolastici, docenti, studenti, parroci, sindacati, decine di associazioni e migliaia di cittadini. Un fronte compatto, trasversale, che ha ribadito un messaggio chiaro: “L’ospedale non si tocca, il punto nascita è vita, è futuro.”
E poi ancora i cartelli, i cori spontanei, le lacrime di chi, in quel reparto, ha visto nascere i propri figli e forse non vedrà nascerne altri. “Difendiamo i luoghi dove abbiamo partorito, i luoghi dove altre donne partoriranno, se si salva questo presidio”, hanno ripetuto più volte dal corteo.
Una lotta che non è solo per le mamme: è per l’intero territorio. Senza quel punto nascita, le donne del Golfo di Policastro e dei comuni limitrofi dovrebbero affrontare anche cento chilometri per arrivare a un ospedale attrezzato, con tutti i rischi e i disagi che questo comporta. “Qui non si difende solo un reparto. Qui si difende il diritto a restare, a vivere, a far nascere, a non abbandonare questa terra”, ha detto un cittadino.
Mentre la folla continua a riempire la piazza, il volto delle mamme e dei bambini, come Riccardo, racchiude il senso della protesta: una comunità che non si arrende, che cammina compatta, che guarda avanti, che difende un diritto, ma soprattutto il futuro di un territorio.
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