Il caso Gulotta all’università Sapienza, a moderare è la cilentana Sofia D’Arena

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Il caso Gulotta all’università Sapienza, a moderare è la cilentana Sofia D’Arena

La cilentana Sofia D’arena, classe 1997, ha avuto l’onore di moderare il convengo “Caso Gulotta, l’errore giudiziario e il percorso verso la giustizia” presso l’università ‘Sapienza’ di Roma. Sofia, originaria di Vallo della Lucania, si è iscritta alla facoltà di Giurisprudenza nel 2015. Frequenta il terzo anno e vanta una carriera universitaria davvero notevole. Determinazione, talento, costanza e passione le hanno infatti permesso di essere selezionata per il ruolo di moderatrice a questo prestigioso evento tanto intrigante quanto attuale. 

All’incontro era presente lo stesso ex imputato Giuseppe Gulotta, accompagnato dai due avvocati che hanno riscattato la sua libertà facendo abilmente cadere l’accusa di omicidio che illegittimamente ha gravato sul suo capo per ben 36 anni, i penalisti Baldassare Lauria e Pardo Cellini. Hanno preso la parola anche i professori della facoltà Giorgio Spangher (procedura penale), Enzo Cannizzaro (diritto internazionale e dell’Unione europea) e Cesare Pinelli (diritto costituzionale), discutendo sulla gravità degli errori giudiziari, sull’emblematico reato di tortura e dell’unicità giuridica del caso Gulotta.

«Ero molto nervosa – racconta Sofia alla fine dell’incontro -, si trattava di una cosa che non avevo mai fatto prima e sedere al fianco di personalità così importanti nel mondo della giurisprudenza faceva crescere in me la paura di sbagliare. Per me poi è stato un onore ritrovarmi al fianco di Gulotta – continua -, un maestro di vita per le esperienze che purtroppo ha vissuto sulla propria pelle e allo stesso tempo un emblema per il mondo giuridico. Tutto inizia dalla mia passione e dal mio interesse di indagare e analizzare un caso più unico che raro. Mi ha onorato davvero molto – prosegue la studentessa – dare voce a persone che sono rimaste nel dimenticatoio come Gulotta per decenni. Sono molto appagata di aver svolto un ruolo attivo in questo incontro, ovviamente non nella fuoriuscita della verità ma nella diffusione della conoscenza della verità. Gulotta è stato considerato per troppo tempo un assassino – spiega D’Arena – ed è più che giusto che ora venga rivaluta la sua vita e la sua condizione sociale. Come ha espressamente affermato il professore Cannizzaro – conclude – l’importanza di questo incontro andrebbe riscontrata nel fatto che per gli studenti si sia letteralmente dato un volto pratico alle materie che si studiano in facoltà, cioè dare vita alle fattispecie che studiamo solo astrattamente sui libri». 

Il caso Gulotta, la strage di Alcamo Marina Era il 27 gennaio 1976, quando ad Alcamo Marina, in provincia di Trapani degli ignoti hanno fatto irruzione all’interno di una stazione dei carabinieri assassinando a colpi d’arma da fuoco due carabinieri. I primi sospetti ricaddero sulle Brigate Rosse, ma successivamente vendere accusati alcuni giovani del posto, tra questi lo stesso Giuseppe Gulotta, che vennero condannati per poi essere assolti dopo più di 30 anni. Gulotta ha scontato 22 anni di carcere, è stato assolto in sede di revisione del processo dopo che un carabinere ammise che furono usate torture per estorcere confessioni e chiamate in correità. Il caso Gulotta rimane tutt’oggi uno dei più gravi casi di errore giudiziario e ingiusta detenzione della storia italiana. La strage è infatti tuttora irrisolta, mentre le ipotesi più attendibili rimanderebbero ad un delitto di mafia, terrorismo (strategia della tensione degli ‘Anni di Piombo’, fino a un crimine legato al traffico d’armi. L’avvocato Baldassarre Lauria, dell’associazione Progetto Innocenti, si è occupato di far riaprire il processo Gulotta. La prima revisione del processo è iniziata dal gennaio 2011 dinanzi alla Corte d’Assise di Reggio Calabria. Un pentito di mafia, Vincenzo Calcara, ha parlato nel corso del processo di Reggio di un ruolo della mafia nella strage, collegandola alla Organizzazione Gladio, la struttura militare segreta che nel trapanese già dagli anni Settanta aveva proprie basi. Da quanto è emerso quei militari potrebbero essere stati uccisi per avere fermato un furgone carico di armi destinate proprio a «Gladio». L’avvocato di due imputati ha dichiarato che «le nuove emersioni processuali dimostrano un legame tra la strage di Alcamo Marina e i sequestri di Nicola Campisi e Luigi Corleo (suocero dell’esattore Nino Salvo), avvenuti nel luglio del 1975». Corleo venne assassinato e il corpo non fu più ritrovato. Il 26 gennaio 2012 il procuratore generale della Corte d’Appello di Reggio Calabria ha chiesto il proscioglimento da ogni accusa di Giuseppe Gulotta, che stava scontando l’ergastolo in regime di libertà condizionale, proscioglimento raggiunto in via definitiva il 13 febbraio 2012, 36 anni esatti dopo il suo arresto, giorno in cui la corte ha assolto con formula piena Giuseppe Gulotta. Il tribunale ha dichiarato la probabile estraneità al delitto anche dei defunti Mandalà e Vesco e, assieme a loro, anche degli ex latitanti Giuseppe Ferrantelli e Gaetano Santangelo. L’assoluzione di Gulotta è divenuta definitiva dopo la rinuncia a ricorrere in Cassazione da parte della procura. Il 20 luglio 2012 la sezione per i minorenni della corte d’appello di Catania assolve Ferrantelli e Santangelo (minori di 18 anni all’epoca). Nel 2014 la corte d’appello di Trapani ha assolto ufficialmente post-mortem – riabilitandolo – anche Giovanni Mandalà. La strage è tuttora un mistero irrisolto. La Corte d’appello di Reggio Calabria ha riconosciuto l’indennizzo. L’avvocato Cellini aveva chiesto 56 milioni di euro e rimaso insoddisfatto quando i giudici di Reggio Calabria hanno riconosciuto un indennizzo e non un risarcimento. 

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