‘Il sindaco pescatore’ e «quei 9 colpi che si sono portati via Angelo Vassallo»

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‘Il sindaco pescatore’ e «quei 9 colpi che si sono portati via Angelo Vassallo»

Il film che ha tenuto incollati agli schermi migliaia di cilentani ripercorre, seppur in poche ore, l’intera storia amministrativa di Angelo. I fatti sono romanzati, un po’ per tempi tecnici un po’ per esigenze narrative. Il Vassallo del film è una metafora. Rappresenta quello che oggi probabilmente si cerca in un sindaco, quello di cui il Cilento ha bisogno: amore e passione. L’amore per un territorio da difendere dall’incuria e dal cemento e la passione di fare le cose rispettando la legge. Vassallo è il Cilento che guarda al futuro, senza guardare in faccia nessuno. Un sindaco, visionario e un po’ sopra le righe, che pensa alle cose come potrebbero essere, non per come sono.

L’esasperazione di alcune scene riporta in maniera forte quelle che sono alcune situazioni cilentane. I favori agli amici, la scarsa organizzazione, la droga, i rifiuti, le presunte infiltrazioni della camorra. Il film raggiunge il suo scopo nel momento in cui riesce ad emozionare anche chi quella storia la conosce già. Quando la tensione cresce alla vista della strada buia, quando Vassallo abbassa il finestrino. Nove colpi nella notte si sono portati via il sindaco di Pollica, Angelo Vassalo. Qualcuno ha pianto, molti si sono commossi. Pelle d’oca. Silenzio. La morte del pescatore che è diventato sindaco è ancora carne viva nella memoria dei cilentani. Una morte che fa ancora male. Vassalo ora è un uomo che si è fatto idea. Esempio di buona amministrazione, di lotta alla criminalità e difesa dell’ambiente. Questo la fiction della Rai l’ha voluto sottolineare. Perché in fondo non bisogna mai vendersi per «un’elemosina». Il Cilento intero è una fontana che caccia soldi perché il Cilento è bello, proprio come questo film.

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