L’sos sangue, l’allarme di Casale: «Servono donatori, ora prelievi solo negli ospedali»

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L’sos sangue, l’allarme di Casale: «Servono donatori, ora prelievi solo negli ospedali»

Urgenza sangue nel Cilento, aumenta in maniera vertiginosa la necessità di sangue all’interno degli ospedali. Specialmente in questo periodo dell’anno, dove i donatori scarseggiano e il caldo aggrava la situazione. Che il bisogno di prelievi da parte degli ospedali sia sempre stata un’esigenza primaria lo sappiamo tutti, ma da quest’anno, in particolare da quest’estate, sono state registrate delle carenze enormi. Per analizzare al meglio la vicenda bisogna fare un salto indietro, esattamente al 30 giugno. Quando venne emanato un decreto di legge in base al quale entro il 30 giugno 2015 le regioni dovranno concludere il percorso di accreditamento dei servizi trasfusionali. La scadenza era prevista per il 31 dicembre 2014, ma venne prorogata al 30 giugno 2015, con il decreto legge 31 dicembre 2014, n. 192 (proroga di termini previsti da disposizioni legislative), art 7, comma 1, la cui conversione in legge è stata approvata lo scorso febbraio dai due rami del parlamento. Pertanto, entro tali date le regioni e le province autonome erano tenute a concludere il percorso di autorizzazione e accreditamento, attraverso il rilascio dei provvedimenti autorizzativi sia dei servizi trasfusionali sia delle unità di raccolta, gestite dalle associazioni dei donatori volontari. Tuttavia, alcune regioni hanno già completato il percorso di accreditamento. Altre, come la Campania, hanno completato le visite di verifica e sono in via di ultimazione i provvedimenti autorizzativi. 

«Prima – dichiara il direttore della Dvc Cilento, Antonio Casale –  gli ospedali mandavano del personale nei vari paesi dove c’erano dei centri saut per effettuare dei prelievi, anche noi come associazione ci spostavamo di paese in paese attraverso i vari appuntamenti. Dal 30 giugno – continua –  è possibile effettuare prelievi soltanto nelle zone accreditate, cioè negli ospedali. Dal 30 giugno non possiamo più muoverci se non negli ospedali. Dobbiamo metterci d’accordo coi vari donatori dei paesi, prendere degli autobus, e portare i donatori in ospedale. Questo – afferma Antonio Casale –  rappresenta sicuramente uno svantaggio, poiché questo porta alla perdita di innumerevoli donatori vista la scomodità. Però, pur se queste norme hanno aggravato la situazione, bisogna anche dire che sono state emanate per aumentare la sicurezza dei donatori, ma – spiega il presidente della dvc – si sarebbe comunque potuta dare la possibilità ai direttori sanitari di accreditare anche i centri saut, in modo da rendere tutto più semplice e scorrevole. Tutto ciò va a discapito di associazioni come la mia, che a livello organizzativo non può rispondere a determinati inconvenienti. Prima – ricorda –  i donatori venivano nei centri, si facevano prelevare il sangue e poi se ne andavano, ora, invece, dato che siamo costretti ad andare in ospedale organizzando dei pullman, bisogna aspettare che tutti abbiano finito per poter tornare a casa. Di conseguenza – conclude Casale –  se qualcuno ha un impegno o ha da fare, è normale che non venga a donare il sangue».  

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