La falce del mare e il sangue dell’onestà: 15 anni dopo non si sa chi abbia ucciso Angelo Vassallo
| di Luigi Martino
Quindici anni sono (quasi) trascorsi da quella notte in cui il mare pianse la sua voce più limpida. Era l’eco di un uomo che, a mani nude, combatteva l’oscurità della camorra. Angelo Vassallo, il sindaco pescatore di Pollica, venne crivellato di proiettili mentre rincasava da una festa, alle 22:15 di una sera d’estate ad Acciaroli. Era il 5 settembre 2010.
E oggi? Oggi, l’alba di questa memoria si alza su un tribunale sospeso fra speranza e tradimento.
Nel novembre 2024, la Procura di Salerno batte un colpo suggestivo: quattro uomini — tra cui un colonello dei carabinieri, un ex carabiniere, un imprenditore e un pentito — finiscono in manette con accuse gravissime: omicidio volontario aggravato da finalità mafiose, premeditazione, depistaggio. Il movente? Angelo avrebbe scoperto traffici di droga proliferanti nel porto di Acciaroli, e stava per denunciarli. La sua morte fu un sorriso amaro di chi sopprime la legalità.
Ma la giustizia, come il mare che conosce ogni segreto, avanza lenta. A maggio 2025, il colonnello Fabio Cagnazzo e altri coinvolti sono stati scarcerati: il tribunale del Riesame ha annullato le misure cautelari, in un’incertezza che sa di inganno, ostacolando un processo cruciale.
Fragili i mattoni delle accuse si sgretolano sotto il peso di testimonianze contraddittorie e ricostruzioni che vacillano. E mentre la Cassazione esige nuovi accertamenti, la famiglia Vassallo resta sospesa tra un passato doloroso e un futuro incerto.
Intanto, l’“esecutore materiale”, il killer che ha aperto il fuoco, resta ancora nell’ombra. Il gip ha ammesso che, nonostante indizi e piste, il suo volto resta sconosciuto. Il silenzio, per molti, vale più della camorra stessa.
Memoria e pietra: le parole non bastano
Il tempo non ha cancellato il dolore, né ha placato il vento della memoria. Quel sindaco silenzioso, che parlava con il mare e pensava il bene, continua a operare nella coscienza del suo Cilento. Ogni fiaccolata, ogni primula curata, ogni coro che nomina “il sindaco pescatore” è un dardo contro l’oblio.
E mentre la giustizia tenta di scrollarsi di dosso le sue ombre, noi sappiamo: la verità non muore. È un’onda che si infrange eterna sul promontorio della coscienza.
Angelo Vassallo rimane simbolo di integrità e impegno civile. A distanza di 15 anni, la sua morte è ancora una ferita aperta. Nessun colpevole è stato pienamente condannato, nessuna verità ancora si è posata come un petalo di rosa sulla sua tomba. Oggi, come allora, l’aria di Acciaroli profuma di giustizia negata.
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