La mamma di Carlo Acutis: «Arrivano testimonianze di conversioni, guarigioni, grazie ricevute»
| di Luigi Martino
Nel momento più solenne della canonizzazione di Carlo Acutis, la scena si è spostata dall’altare alla sua famiglia. Ieri mattina, durante l’offertorio, mamma Antonia Salzano, il padre Andrea e i figli Michele e Francesca hanno portato uno dei doni al pontefice. Un gesto semplice e intenso, accolto da papa Leone XIV con uno sguardo di gratitudine.
Per Antonia, vestita di nero, l’inchino davanti al Santo Padre ha racchiuso commozione e dignità. Accanto a lei, il marito e i due ragazzi, oggi adolescenti: nati dopo la morte di Carlo, rappresentano per i genitori un segno inatteso e quasi provvidenziale. «Abbiamo donato un figlio alla Chiesa universale», aveva confidato tempo fa la madre, legata al Cilento, terra delle sue origini.
La canonizzazione di un giovane morto nel 2006, avvenuta a distanza di soli 19 anni, resta un evento eccezionale nella storia della Chiesa. È la seconda volta che accade che l’intera famiglia possa assistere al riconoscimento della santità di un proprio caro: l’unico precedente risale al 1950, quando la madre di Maria Goretti partecipò alla proclamazione della figlia.

Al termine della celebrazione Antonia ha condiviso la sua emozione con i media vaticani. «Questa canonizzazione è il compimento di un cammino lungo e sorprendente. Ogni giorno ci arrivano testimonianze di conversioni, guarigioni, grazie ricevute. Carlo ha fedeli in tutto il mondo: dalla Cina agli Stati Uniti, dall’America Latina al Giappone. È la prova che la sua fede continua a contagiare tante persone».
Nel ricordo della madre, Carlo resta il ragazzo che dedicava il suo tempo a Dio e agli altri. La mostra sui miracoli eucaristici, ideata da lui a pochi anni dalla morte, è diventata il simbolo di una passione che ha oltrepassato i confini italiani. «Il dono più grande che ci ha lasciato – ha detto Antonia – è la sua generosità e l’amore per l’Eucaristia. È questo il cuore della sua testimonianza, ciò che continua a muovere tante coscienze».
Ieri, davanti alla Basilica di San Pietro, quel cuore è diventato patrimonio della Chiesa universale.

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