La nipote di Mastrogiovanni a Mattino Cinque: «Mio zio legato mani e piedi, pratiche ancora usate»

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La nipote di Mastrogiovanni a Mattino Cinque: «Mio zio legato mani e piedi, pratiche ancora usate»

«Mio zio è stato legato mani e piedi, nonostante sia salito in ambulanza volontariamente e nonostante non abbia mai opposto resistenza». Parla ai microfoni di Mattino Cinque, sulle reti Mediaset, Grazia Serra, nipote di Franco Mastrogiovanni, il maestro elementare di Castelnuovo Cilento, morto nel 2009 nel reparto psichiatrico dell’ospedale di Vallo della Lucania, dopo quattro giorni di agonia. E’ intervenuta in tv nel programma di Federica Panicucci, su Canale Cinque, per raccontare la vicenda, che oggi, a distanza di 8 anni, vede condannati in Appello tutti i medici e gli infermieri del reparto. Una pena che però «non dà giustizia al maestro più alto del mondo», commentano in tanti, perché le pene sono state dimezzate per i medici e per tutti è stata revocata l’interzione dai pubblici uffici e la pena è stata sospesa. Grazia Serra, insieme alla conduttrice, ha ripercorso i tratti salienti della vicenda, anche quando le fu proibito di vedere lo zio perché «dormiva tranquillo – aveva detto il medico – e la vista di un familiare avrebbe potuto turbarlo». Eppure Mastrogiovanni in quei minuti in cui la nipote era passata a trovarlo insieme al fidanzato, si dimenava nel letto, legato polsi e caviglie in un letto che neppure riusciva a contenerlo per i suoi oltre un metro e novanta centimentri d’altezza. Un’agonia mostrata dalle telecamere di videosorveglianza presenti nel reparto, subito sequestrate dalla procura.

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Il racconto «E’ stato ricoverato nel servizio psichiatrico di Diagnosi e Cura dell’ospedale di Vallo della Lucania il 31 luglio del 2009 in seguito a un Tso, ma già dal momento del ricovero ci sono delle colpe da parte di chi lo ha eseguito, anche se ora quella parte di processo è stata archiviata. Prima di salire in ambulanza aveva detto ‘Non portatemi a Vallo perché lì mi ammazzano’. Gli infermieri lo hanno legato e mai più slegato per quattro giorni, fino alla sua morte. Mio zio era ridotto a un oggetto, senza coprimaterasso, senza coperte, nudo, legato mani e piedi». Poi aggiunge: «Io e la mia famiglia da allora lavoriamo affinchè questa morte serva ad evitarne altre. In Italia sono 320 gli Spdc e 300 a porte chiuse, dove ancora i pazienti vengono quotidianamente legati mani e piedi. Pratiche manicomiali tuttora in uso». 

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