Luca Miniero, il regista di ‘Benvenuti al Sud’ cittadino onorario di Castellabate | L’intervista

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Luca Miniero, il regista di ‘Benvenuti al Sud’ cittadino onorario di Castellabate | L’intervista

Il borgo medioevale di Castellabate, affacciato sul mare del Cilento, l’aveva già stregato ai tempi dell’Università quando era la meta della propria villeggiatura insieme alla fidanzata. Dopo un bel po’ di anni, nel 2010, sarà quello stesso borgo a fare da cornice a una pellicola cinematografica di grande successo, Benvenuti al Sud, che lo farà conoscere al grande pubblico, poi accompagnato dal sequel Benvenuti al Nord. Oggi, a 56 anni, con una carriera affermata da regista e sceneggiatore, Luca Miniero torna a Castellabate da cittadino onorario.

Potremmo dire che torna a casa, vero Miniero?
E’ un posto dove mi sento a casa. Ci sono stato tante altre volte anche dopo il film, ho un bel po’ di amici. E, poi, nel 2021 ho ricevuto anche il Premio Pio Alferano.

Però, la cittadinanza onoraria la rende a tutti gli effetti un “cittadino” di Castellabate…
Sono onorato e orgoglioso di questa decisione da parte dell’Amministrazione comunale.

Castellabate è cambiata tanto dopo il film. Per alcuni è stato un bene, per altri un po’ meno. La sua idea?
In questi anni, così come del resto tante altre zone d’Italia, anche Castellabate è sicuramente cambiata dal punto di vista turistico, magari l’ha fatto un po’ prima perché c’è stato un incremento grazie al film. Però, penso che il turismo non faccia assolutamente del male, anche se a volte magari quando c’è troppa affluenza si vorrebbe stare più tranquilli. E’ giusto dire però che quando c’è tanto turismo c’è anche una maggiore attenzione per il territorio, non credo che tutto ciò vada demonizzato.

Quanto il film ha contribuito al successo di Castellabate e quanto la location ha contribuito al boom del film?
Questo è uno dei pochi casi in cui il film entra nella memoria del luogo ed il luogo entra nella memoria del film. E’ stato un connubio perfetto, che però onestamente non sempre accade. Possiamo parlare di uno scambio reciproco, naturale, e non soltanto in termini di bellezza

Perché proprio questo accoppiamento tra Castellabate e Napoli?
Si cercava un luogo che non fosse Napoli, per cui con uno stile di vita diverso, giocando però sul fatto che fosse comunque vicino a una città che nell’immaginario collettivo poteva sembrare solo pericolosa. Fortunatamente, devo dire che anche Napoli ha avuto un periodo decisamente migliore, per motivi differenti, ed è diventata oggi una città sicuramente diversa e migliore rispetto a quegli anni. Il film ha portato bene sia a Castellabate che a Napoli.

E la scelta di Castellabate rispetto ad altri borghi campani?
Fu una scelta condivisa, ovviamente, con la Film Commission della Regione Campania. Si cercava un luogo bello ma che non avesse, per farle un esempio, già lo stesso turismo di altre località, come Sorrento, che pure tra l’altro fu candidata come location. Poi, si scelse Castellabate ed in particolare il capoluogo perché necessitavamo di un paese medioevale affacciato sul mare e con tutte le caratteristiche di non avere un turismo di massa.

Mettendo da parte il passato legato a Castellabate, ossi su cosa sta lavorando?
Sto lavorando a Napoli Milionaria! con Massimiliano Gallo e Vanessa Scalera, e stiamo girando nei vicoli di Napoli». C’è un altro lavoro a cui lei tiene particolarmente, legato alla tragedia del Melarancio.

A che punto è?
E’ un docufilm, “Dalla parte sbagliata”, che racconta, quarant’anni dopo, la tragedia del Melarancio, attraverso l’incontro con i sopravvissuti, mostrando la loro vita di oggi, e con i familiari delle vittime. E’ un documentario molto struggente.

Non vedremo più commedie?
I generi non sono delle gabbie. Si risponde semplicemente a quella che è la sensibilità personale prevalente in quel particolare momento storico in cui si decide di raccontare qualcosa. Questo non significa chiudere con la commedia o precludere l’esplorazione di altri mondi.

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