Migranti senza cibo né cure: cinque indagati e sequestro da 720mila euro alla cooperativa Desy

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Migranti senza cibo né cure: cinque indagati e sequestro da 720mila euro alla cooperativa Desy

Un sistema di gestione fondato su omissioni, false attestazioni e condizioni di vita al limite della dignità. È quanto hanno accertato i carabinieri del Nucleo Antisofisticazione e Sanità di Firenze che, all’alba di ieri, hanno dato esecuzione a un’ordinanza cautelare nei confronti di cinque persone, tutte legate alla cooperativa sociale Desy di Castel San Giorgio (Salerno), società operante nel settore dell’accoglienza dei migranti. Contestualmente è scattato il sequestro preventivo di beni per oltre 720mila euro, ritenuti profitto dei reati contestati.

Gli indagati – tra cui l’amministratore di fatto della cooperativa, Salvatore De Simone, e la moglie Margherita Corrado, amministratrice legale – sono accusati, a vario titolo, di concussione, frode nelle pubbliche forniture, truffa aggravata ai danni dello Stato e falso in atti pubblici. Coinvolti anche le collaboratrici Antonietta Angrisani e Giuliana Nocera, rispettivamente assistente sociale e psicologa, e Guglielmo Capuano, operatore della stessa società.

Le indagini e le prime irregolarità

L’inchiesta è partita a dicembre 2023, dopo un’ispezione nel centro di accoglienza straordinario “ex Hotel Giardini” di San Marcello Piteglio (Pistoia), dove erano stati segnalati disservizi e criticità igienico-sanitarie. Gli accertamenti hanno confermato un quadro allarmante: ambienti sporchi, muffe, liquami, mancanza di acqua calda, riscaldamento ed energia elettrica. La Prefettura di Pistoia decise lo sgombero immediato e la ricollocazione dei richiedenti asilo.

Gli ospiti, ascoltati dagli investigatori, hanno descritto condizioni di abbandono: assenza di forniture essenziali, pocket money quasi mai erogato, mancanza di servizi sanitari e psicologici, lezioni di italiano sporadiche e prive di materiali didattici. Alcuni migranti hanno raccontato di essere rimasti fino a dieci giorni senza cibo, se non avessero firmato i registri di presenza che attestavano falsamente la regolare erogazione dei servizi.

Un sistema diffuso

Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, il metodo di gestione della Desy non era circoscritto alla Toscana. Strutture analoghe, caratterizzate da gravi carenze, sono emerse anche in altre province: Salerno, Avellino, Pavia e Arezzo. Intercettazioni e riscontri documentali hanno evidenziato l’uso sistematico di fatture duplicate presentate a più Prefetture per ottenere doppi rimborsi, oltre alla falsa certificazione della presenza di figure professionali mai intervenute nei centri.

La cooperativa, nel triennio 2022-2024, avrebbe incassato complessivamente oltre 1,2 milioni di euro dalle convenzioni con le Prefetture.

La gestione “ombra”

Al centro delle indagini, secondo la procura, il ruolo di De Simone, che pur non risultando amministratore formale avrebbe gestito ogni aspetto dell’attività: dalla logistica all’assunzione di operatori, fino alle decisioni economiche. La moglie Corrado figurava invece come amministratrice ufficiale.

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