Omicidio Vassallo, il Riesame conferma: «Indagine fondata, il collaboratore è attendibile»
| di Luigi Martino
Restano gravi indizi di colpevolezza. I giudici: “Tentativo di depistaggio per incastrare un innocente”
L’inchiesta sull’omicidio di Angelo Vassallo, il sindaco di Pollica assassinato la sera del 5 settembre 2010, poggia su fondamenta solide. A sostenerlo sono i giudici del Tribunale del Riesame di Salerno, che in un recente provvedimento hanno confermato la credibilità dei collaboratori di giustizia e la coerenza del quadro accusatorio.
Al centro dell’indagine, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia, ci sono gravi sospetti di depistaggio e la ricostruzione di un omicidio avvolto per anni da silenzi e omissioni. Tre gli indagati principali: l’ex carabiniere Fabio Cagnazzo e i fratelli Cirillo, accusati di aver orchestrato false piste per allontanare l’attenzione dai veri responsabili. Le ordinanze di custodia cautelare sono state revocate, ma esclusivamente per la cessazione delle esigenze cautelari. Restano però, secondo i magistrati, gravi indizi di colpevolezza.
Depistaggi e false piste
Secondo i giudici, dopo l’assassinio del sindaco, si sarebbe attivata una macchina del fango volta a indirizzare le indagini su un innocente. Un depistaggio definito «poderoso», con tanto di costruzione artificiosa di prove e dichiarazioni per sviare l’inchiesta.
Decisive le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Dario D’Arti, che ha riportato quanto appreso in carcere da Romolo Ridosso. Quest’ultimo avrebbe confessato di aver ricevuto l’ordine di uccidere Vassallo, ma di essersi tirato indietro. «Mi chiedevano troppo», avrebbe detto. Rivelazioni ritenute attendibili anche alla luce dei riscontri incrociati ottenuti dagli inquirenti.
I retroscena
L’omicidio, secondo quanto riferito dal pentito Alfonso Giglio, sarebbe maturato in un contesto criminale legato al traffico di droga. L’ordine di eliminare Vassallo sarebbe partito da Salerno, su input di ambienti malavitosi infastiditi dall’azione del sindaco contro i traffici illeciti lungo la costa cilentana.
Il Riesame ha inoltre segnalato i tentativi di manipolare il corso dell’inchiesta, con l’intento di proteggere i reali mandanti e autori del delitto, facendo ricadere la colpa su un soggetto estraneo ai fatti.
L’appello della famiglia
A distanza di quasi 15 anni dal delitto, la famiglia Vassallo continua a chiedere giustizia. Il fratello Dario, presidente della Fondazione che porta il nome del sindaco pescatore, ha annunciato che si costituirà parte civile all’udienza del 16 settembre. «Se ammazzano un sindaco che difende il territorio, ammazzano lo Stato», ha scritto sui social.
Il caso resta aperto, ma la nuova direzione impressa all’inchiesta sembra finalmente avvicinare la verità.

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