Polemiche e guerre interne su nomine di Canfora, dalla segreteria Pd: «Non tolleriamo più strumentalizzazioni»

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Polemiche e guerre interne su nomine di Canfora, dalla segreteria Pd: «Non tolleriamo più strumentalizzazioni»

Polemiche sulle nuove nomine del presidente Canfora. La segreteria provinciale del Pd di Salerno ha deciso di rompere gli indugi e mettere nero su bianco le proprie riflessioni al riguardo. Il documento porta la firma di Antonietta Limongi, Vincenzo Luciano, Giuseppe Lanzara, Fabio Tamburro, Antonio Bruno, Gaetano De Maio, Gina Fusco, Luca Lascaleia, Luisa Palluotto, Etta Pinto, Rosvelia Ragone, Cristian Telese, Nunzio Troncone, Federica Fortino e Ginetto Bernabò. La segreteria sottolinea che «grazie al lavoro di Landolfi anche il golfo di Policastro ha la sua rappresentanza nell’esecutivo». La pubblichiamo integralmente. 

Le recenti polemiche sollevate da qualche sedicente esponente del Pd, in merito alle prime nomine effettuate dal Presidente della Provincia di Salerno,  impongono una riflessione non più procrastinabile. 
Non sempre è possibile attenersi all’adagio del quieto vivere.
Abbiamo assistito in questi anni ad una vera e propria occupazione delle Istituzioni, avvenuta, in qualche caso, anche per colpa dei nostri silenzi e del consociativismo di chi polemizza adesso. 
La responsabilità di dover ricostruire il Partito ha avuto indubbiamente la meglio sull’opportunità della speculazione politica e della guerra fratricida. Riteniamo non più tollerabile l’atteggiamento di chi, non volendo misurare la coerenza sul piano del ragionamento politico, strumentalizza ogni nostra azione politica finendo per assumere posizioni ad hominem. Metodo, opportunità, concertazione, sono i nuovi termini usati da chi, citando una nota canzone, dà consigli sentendosi come Gesù nel Tempio perché non può più dare il cattivo esempio. Sembra davvero assurdo che, avendo lottato per vincere ed avendo vinto, oggi dobbiamo difenderci da chi in questi anni è stato alleato e subalterno al Pdl prima, e Fratelli d’Italia dopo. Quando negli ultimi cinque anni siamo stati all’opposizione in Provincia e nei nostri Comuni, abbiamo registrato molta indifferenza nei nostri confronti, soprattutto da parte di quelli che oggi tentano di spiegarci cosa dovrebbe fare un Partito. Avevamo bisogno della solidarietà e della forza che soltanto un Partito unito può dare, eppure in molti casi siamo rimasti soli, con un Partito provinciale da ricostruire e con una segreteria che ha dedicato tempo ed energie al lavoro quotidiano di rilancio del PD in ogni angolo della Provincia di Salerno. Nella trincea dell’opposizione era difficile anche farsi rispondere al telefono o chiedere una decisa azione di contrasto nei confronti dei nostri avversari perfino dai nostri riferimenti istituzionali.

Quando venivamo querelati perché facevamo opposizione, nessuna voce si è levata a difesa del Partito e dei suoi rappresentanti. Nemmeno quella dei moralisti di adesso.
Quando subivamo ritorsioni sul piano professionale e sul piano politico, invano abbiamo aspettato un segnale, una parola di conforto, un gesto coraggioso da parte di quelli che oggi hanno scoperto la militanza, il Partito e lo stare insieme in una comunità politica ma, di fatto, parlano come i nostri avversari.

Quando facevamo i chilometri – li facciamo ancora – per fare il Partito, per fare le campagne elettorali o solo anche per ascoltare i nostri iscritti,  poche erano le persone disposte a fare il viaggio con noi. I più erano comodamente seduti sulle poltrone del potere, attenti a non infastidire chi gestiva la Provincia, preoccupati più di salvaguardare il proprio tornaconto che di lavorare per la nostra comunità politica. 

Ci viene da pensare che, forse, in quel periodo qualche smemorato aveva dimenticato il concetto di militanza politica, nascondendosi dietro il civismo o altre ragioni di comodo pur di non mettere in discussione la propria poltrona.

Eppure, all’interno del nostro Partito, tutti sanno che i nostri avversari hanno letteralmente occupato tutto ciò che potevano occupare e che usano tutti i mezzi per restare ben saldi sulle poltrone. In molti casi le nomine sono avvenute pochi giorni prima delle elezioni provinciali e, anche in quell’occasione, il silenzio dei nuovi moralizzatori democratici era assordante. Forse era un silenzio interessato. Oggi scopriamo che il problema sono le nomine fatte dal nostro Presidente della Provincia e che é scandaloso che il Segretario provinciale, l’unico a dimettersi negli anni scorsi da un incarico pubblico in Italia, possa diventare componente di un organo elettivo, avendo trascorso egli stesso 15 anni in un consiglio comunale. Che vergogna!
Chissà, magari i nostri avversari hanno presentato il conto e per questo è partito il “fuoco amico”. Non vorremmo essere malpensanti, pur essendoci qualche valido motivo per esserlo.
E, comunque, il fuoco amico non esiste. Se c’è il fuoco ci sono i nemici, non gli amici.

Per queste ragioni riteniamo doveroso chiarire che la nostra presenza in Segreteria Provinciale non è in funzione di arredo. Intendiamo lavorare e servire la nostra organizzazione sempre di più. Continuare ad andare in lungo e in largo per la provincia e senza sottrarci di fronte ai problemi e alle cose da fare. Continuare a crescere nei Circoli e nei territori; ma senza arretrare dinanzi alla sfida del governo, dell’amministrazione, del lavoro che chiama in causa anche la nostra professione, quando ci viene richiesto. 
Non siamo suppellettili, né tantomeno portavoce dei notabili di turno. Siamo persone libere, che hanno accolto l’invito del Segretario a fare parte dell’esecutivo e del gruppo dirigente. Con maturità e consapevolezza stiamo guidando il Partito in una difficile fase e non arretriamo di fronte a frustrate provocazioni. 
Se c’è qualcuno che ancora oggi pensa che sia giusto attaccare il Segretario Provinciale o il Presidente della Provincia per le azioni politiche poste in essere, tenendo sempre in mente l’interesse generale e, soprattutto, dopo lo straordinario successo del Pd e della coalizione alle ultime elezioni provinciali, diciamo loro che si sono sbagliati e che non “passeranno”; sappiano che, come diceva il grande Pietro Nenni, “a fare a gara a fare i puri troverai sempre uno più puro che ti epura”.
Noi vogliamo continuare il nostro lavoro, perché sappiamo di poter costruire qualcosa di importante per tutti e per ciascuno: soprattutto per i nostri territori, per le nostre famiglie, per le competenze e per i bisogni che chiedono alla nostra politica di essere diversa e migliore delle altre.

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