La storia la scrivono i vincitori. I vinti hanno dimenticato e taciuto.

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La storia la scrivono i vincitori. I vinti hanno dimenticato e taciuto.

L’impegno di Vito Cerullo per un sud diverso, già supportato dal Giornale Del Cilento con un suo vecchio intervento, continua con una sua riflessione sul Risorgimento, il Regno delle Due Sicilie, Cavour e Garibaldi.

DAL SUO BLOG:

“Mio nonno Ricciotti Garibaldi tornò a Caprera e si indignò talmente tanto dello sfruttamento del meridione da parte della nuova Italia che andò a combattere con i Briganti.” Anita Garibaldi.

Questa dichiarazione la dice lunga sulla storia del Risorgimento Italiano. Un dato su tutti. Wikipedia – “Emigrazione Italiana – Il fenomeno ha riguardato dapprima il Settentrione (Piemonte, Veneto e Friuli in particolare) e dopo il 1880 anche il Mezzogiorno.

Il meridione d’Italia, all’epoca Regno delle Due Sicilie, aveva dato il via a vere e proprie politiche di industrializzazione e aveva avviato un percorso di formazione per una realtà industriale che si sarebbe potuta consolidare nel tempo. L’intervento  dell’indebitato e tartassato Regno di Sardegna, il conte di Cavour e la dinastia dei Savoia resero vana questa realtà tutta meridionale.

Parleremo di eccellenze e primati detenuti dal sud Italia prima del risorgimento (Quale? Di Chi?). Racconteremo le aziende di Pietrarsa, la Siderurgia della calabrese Mongiana, poi Ferdinandea, le industrie del Liri, l’integrazione del popolo di San Leucio, produttori di pregiata seta, con gli emigranti settentrionali ed europei, le porcellane di Capodimonte, i cantieri navali e tanto altro ancora. Mi atterrò ai fatti, ai dati ed agli scritti che un tempo trovarono spazio anche su giornali internazionali, nelle fiere e nelle corti dei re di tutto il mondo. Una memoria cancellata per liquidare un intero popolo. La vera storia d’Italia ancora oggi nascosta da altri fatti, scritti e leggende. I briganti, ladri impostori, ed i Savoia, i salvatori di un popolo oppresso, ignorante e retrogrado. Ditelo ad Anita Garibaldi che il Sud fu questo e non altro.

Vito Cerullo

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