Una sola cilentana alla corte di De Luca, Ricchiuti in Regione: «Ecco cosa ho in mente per il Cilento»

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Una sola cilentana alla corte di De Luca, Ricchiuti in Regione: «Ecco cosa ho in mente per il Cilento»

Maria Ricchiuti è l’unico consigliere regionale di maggioranza del Cilento. E’ originaria di Novi Velia, a pochi chilometri da Vallo della Lucania, e ha conquistato una poltrona della giunta regionale vicino al neo presidente, eletto tra le polemiche, Vincenzo De Luca. Dopo un mese e mezzo circa dalle elezioni, Ricchiuti si sbottona e, ai microfoni del giornale del Cilento, svela i progetti e le idee per un territorio privo di collegamenti marittimi, viari e con scarsa assistenza sanitaria.

In campagna elettorale lei affermò che era ancora prematuro parlare di un programma o di un progetto politico a lungo termine. Tralasciando tutti i problemi legati all’insediamento di De Luca, in questo mese e mezzo si sono iniziate e delineare le linee guida per questi progetti o non ancora?
Abbiamo delineato sicuramente delle priorità che sono legate a delle criticità che abbiamo registrato negli ultimi mesi. Ovviamente sono problematiche che vengono dal mondo degli amministratori locali, primo fra tutti il problema della scadenza dei piani regolatori. Dobbiamo innanzitutto prendere in mano la situazione dei Puc e fare una proroga altrimenti commissarieremo l’intera regione Campania. C’è poi un altro problema tangibile ed urgente che è la scadenza della rendicontazione legata ai bandi sull’accelerazione della spesa. La vecchia giunta regionale aveva negli ultimi sei mesi, e non nei primi quattro anni precedenti, cercato di spendere quanto più possibile sui fondi europei ciò che non era stato speso fino ad allora.

Tra i lavori in cantiere con l’accelerazione della spesa ci sarebbero anche i vari bandi per la viabilità nel Cilento?
No, quello era un finanziamento che fu fatto ‘ad hoc’ dalla regione Campania. Sono partiti pochi cantieri, io infatti mi sono già riservata di chiedere un dossier sullo stato dell’arte della ‘Cilentana’ proprio per fare il punto della situazione e verificare che cosa è stato fatto, cosa c’è al momento attuale per poi capire le soluzioni. In effetti è paradossale notare come i lavori con i fondi dell’accelerazione di spesa molti cantieri si siano conclusi dopo appena 8/9 mesi mentre sono 3 anni che la ‘Cilentana’ è ancora lì.

Il Cilento è un territorio vasto e con grandi potenzialità. Per lei è più un onore o un onere rappresentare un intero territorio da sola?
Io credo che sia più un onere. È sicuramente una grande soddisfazione quella di aver ottenuto un risultato elettorale che non era così scontato perché è stato soprattutto inaspettato. La vedo soprattutto come un onere perché adesso accolgo le aspettative e le attese di un territorio è stato maltrattato per anni da una politica che non ha creato le condizioni di uno sviluppo e di una crescita. 

Cosa può fare la politica rispetto alla mentalità presente sul territorio? In quale modo la si può cambiare?
L’esempio deve partire dall’amministratore. Il cittadino va educato facendo capire che la politica è cambiata, che non è più legata al classico mondo della raccomandazione ma alla progettualità, per cambiare bisogna lanciare anche dei messaggi nuovi di competitività, di meritocrazia, cose che fino ad ora latitano. Si deve capire che in questi tempi di crisi la politica non può più dare le risposte che dava un tempo.

Prima era più semplice per la politica dare risposte e trovare soluzioni?
Prima c’erano i posti di lavoro. Prima c’erano queste grosse istituzioni pubbliche come ospedali, tribunali, scuole che erano dei veri e propri bacini di utenza e posti di lavoro. Era quindi facile per il politico e la politica di 40 anni fa dare risposta al cittadino e compensarlo del voto che veniva dato perché c’era la possibilità di farlo. Oggi non è più così. Oggi paghiamo lo scotto di una conduzione politica di 40 anni fa che ha rovinato un’intera generazione.

Lei prima ha ricordato che porterà avanti il problema della viabilità per tentare di risolverlo. A parte questo quali saranno le istanze del territorio che porterà avanti?
Dai primi incontri che ho visto quella che viene veramente sollecitata in modo pressante è la viabilità anche perché è trasversale. Le vie di comunicazione servono non solo per consentire la viabilità in senso stretto ma la viabilità significa turismo, vuol dire scuola. Io non sto ragionando soltanto nei confronti della ‘cilentana’, noi abbiamo un discorso di viabilità nel Cilento che è disastrato perché è mancata la manutenzione ordinaria che avrebbe consentito alle nostre strade di non avere nel tempo frane ed altri dissesti idrogeologici che portano molti paesi all’isolamento e allo spopolamento. La viabilità per me credo che sia effettivamente un’istanza che non può essere sottaciuta e non presa in considerazione.

Ha accennato alla manutenzione ordinaria, quella che cioè normalmente dovrebbe essere eseguita. Perché qui non è stato fatto?
Bisogna capire innanzitutto le ragioni che hanno indotto la provincia a non programmare gli interventi di manutenzione ordinaria sulle nostre strade. Se alla fine le province sono un ente che va soppresso a questo punto bisogna che quelle funzioni che prima erano di competenza delle province vengano ridistribuite tra comuni e regione distribuendo anche le risorse per far fronte a quelle funzioni nuove.

Le province sono state private dei fondi lasciando però gli incarichi invariati. Non è paradossale?
Esatto, questo è un altro paradosso perché alla fine un ente può operare fin quando ha la copertura e le risorse per poter svolgere quelle funzioni. È come quello che sta succedendo di fatto ai comuni. Lo stato centrale ogni anno taglia ai comuni risorse ingenti trasformando i comuni in esattori. Lo Stato fa anche una stima approssimativa di quello che è l’introito delle tasse. Nel momento in cui quel gettito non viene effettivamente riscosso allo Stato non interessa e il comune come soluzione ha quella di alzare l’aliquota per recuperare la differenza aumentando la pressione fiscale sui contribuenti. Questo è un paradosso così come la provincia a cui vengono tagliate le risorse. Come dicevo prima vanno riperimetrate le funzioni amministrative. 

L’ultima domanda è su quale andrà ad essere il suo carico di lavoro tra sindaco e consigliere regionale.
È una domanda che pongo a me stessa. Questa non era una cosa in previsione. Ho fatto la campagna elettorale comunale per il mio secondo mandato l’anno scorso e sinceramente non avevo in mente di fare un campagna per le regionali. Adesso si pone il problema di come conciliare i due ruoli. Io credo, poi magari mi sbaglierò, che sia più difficile fare il sindaco in una piccola comunità. Non abbandono il mandato da sindaco perché sento un forte senso di dovere e di responsabilità nei confronti del mio paese, dei miei concittadini, di chi ha creduto in me. Fino a quando avrò la forza ed il sostegno del gruppo amministrativo cercherò di fare l’uno e l’altro.

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