Emigrazione cilentana: quando una mail ti sfiora l’anima

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Emigrazione cilentana: quando una mail ti sfiora l’anima

Come si può verificare in moltissimi libri e anche nel web, a esempio qui: Alfonso Toscano il Cilento ha pagato un prezzo altissimo alla emigrazione transoceanica. Ancora più alto, ma ciò appare meno problematico, a quello europeo che continua, inarrestabile. È soltanto una sensazione: spesso chi abbandona i paesi di origine è destinato a  non rientrare e ciò accade soprattutto per i nuovi emigranti che, essendo cresciuti riuscendo a coltivare rapporti con persone che abitano altrove, magari solo virtuali, hanno avuto modo di staccarsi emotivamente, cosa ben più difficile per chi emigrava nei secoli precedenti. 

In un articolo-intervista, su richiesta della giornalista Cinzia Ficco, una di noi, nel settembre 2009, cioè quando si parlava delle sommosse subite dalle banlieue francesi, raccontò la propria esperienza di insegnamento a Grenoble. Mettendoci anche la faccia. L’altra lo aveva fatto nel maggio precedente, narrando l’esperienza disimpegnata ad Ajaccio, la città che era stata italiana, dove nacque Napoleone Bonaparte, un anno dopo essere divenuta francese.

Si possono leggere nell’importante sito Voglio Vivere Così, e qui: Voglio Vivere Così

 

Non sapevamo quanto rilievo avrebbero potuto assumere: dal momento della pubblicazione ci hanno scritto davvero in tanti per avere ulteriori notizie su Grenoble e Ajaccio, con l’intento di trasferirsi. Continuano a giungerci mail del medesimo tenore. L’ultima, è stata appena riscontrata, proveniva da Teggiano. Ciò induce a una riflessione. Qualche mese fa ci giunse quella che in assoluto ha turbato di più, una che davvero ci toccò il cuore. A scrivere era E., un papà di Taranto, 43 anni. Lo faceva  per il figlio D., 18 anni da compiere di lì a poco. La storia è sinteticamente questa: periodi di cassa integrazione; cambio di tre lavori; una famiglia da mantenere. Ciò induce il papà e la mamma di D. a consigliargli di andare via dall’Italia. Per non lasciarlo solo, perderlo, sarebbero andati via tutti. Avevano scelto di andare a Grenoble. La vicenda riecheggia il grido che alzò forte Eduardo: Fuit’venne!

In tutta franchezza: avremmo voluto poter dire: restate! È per questo, anche per questo, che prima o poi, andrebbe eretto un monumento a chi eroicamente resiste, a chi non va via. Tuttavia, non lo si può negare, sono sempre più i giovani a farlo, fosse anche solo per disimpegnare brevi periodi di lavoro all’estero. Per non dire di quanti aderiscono ai vari progetti ERASMUS,  e non solo, che consentono di allargare il proprio orizzonte e di scegliere autonomamente altre soluzioni di vita, da svolgere fuori dall’Italia. Accade sistematicamente nel mondo artistico, nel teatro soprattutto. Non ci vediamo nulla di così drammatico; il problema, caso mai, è nell’esservi costretti per la carenza di opportunità a casa propria. La risposta a E. è stata: conviene verificare che cosa si possa fare a Grenoble; magari consideri pure Parigi e la Germania: è la nazione europea che offre più opportunità.

Il tema è serio e non si può demandare il senso del problema, la gravità, a una risposta del genere. È forte l’insoddisfazione e si spera le istituzioni vogliano affrontare il tema, insieme agli imprenditori illuminati, con più convinzione.

Illustrazioni:

– Immagine tratte da MADAME E ROSA LUX, drammaturgia dell’attrice e regista portoghese Paula Diogo e Linda Dalisi. Traduzione di Clelia Bettini.  Paula Diogo ha lavorato con diversi artisti e compagnie dal Portogallo all’Italia, dal Regno Unito alla Francia. Ha debuttato al Teatro Nuovo di Napoli, direttore artistico Antonio Latella,  il 5 novembre 2010. Le sue due messe in scena partono da un triangolo di anime inquiete: Rosa Luxemburg, Yukio Mishima e Madame de Sade, ognuno a suo modo in lotta con la realtà, alla ricerca di nuovi modi di esistere.

-emigrazione transoceanica; illustrazione di Frank Leslie.

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