Caos in giunta a Camerota, in pegno la testa di Laino per recuperare Esposito: il suo dietrofront

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Caos in giunta a Camerota, in pegno la testa di Laino per recuperare Esposito: il suo dietrofront

Danza l’amministrazione di Camerota. Un valzer politico. Un duello tra due assessori. Una battaglia dai contorni sfocati. Tutto in bilico. Uno va via, seguito da altri tre. Poi la maggioranza si sbilancia. Tira dentro il primo, caccia via il secondo. In paese le voci si infittiscono e gli schieramenti si infuocano. L’opposizione preferisce non agire. Aspetta. Attende nuove mosse. Le pedine si muovono sulla scacchiera: hanno cominciato la partita sul porto di Marina di Camerota, ora sono passate direttamente fra i banchi del consiglio. Giochi di deleghe. Tolgo a quello per portarmi dentro quell’altro. Tanti gli aspetti da chiarire. Uno noto a molti: la maggioranza di Camerota scricchiola. Traballa alle porte della stagione turistica. Si spera che il valzer non finisca per lasciare ‘suonati’ i cittadini. La sensazione è che una nuova campagna elettorale sia cominciata.

Sul porto Tutto è cominciato all’interno degli uffici della società portuale. Un assessore avrebbe chiesto l’assunzione di una persona molto vicina ad un altro assessore alla presidente Palmira Principe. La presidente dice no e avverte l’assessore con delega al Porto e al Demanio, Alfonso Esposito. Esposito percepisce intenzioni «strane». Chiamate chiaramente «pressioni». Il presidente del consiglio consegna le deleghe al sindaco. Entra in contrasto con Laino. E dichiara a questa testata: «Qualcuno vuole mettere il cappello politico alla società e lo stesso ha chiesto la testa della presidente solo perchè non ha assunto una persona. Esco da ‘Fratelli d’Italia’ e valuto se continuare a essere il presidente del consiglio». Tre giorni dopo, lunedì 29, si dimettono la presidente della società portuale, la vicepresidente e un componente del consiglio di amministrazione. E’ caos.

Teniamo lui o l’altro? La maggioranza si accorge che non può perdere Esposito. Poi agisce. Il sindaco toglie la delega ai Lavori pubblici all’assessore Orlando Laino. Lo tira fuori dai giochi, in modo che Esposito possa rientrare in giunta. E lui? Lui fa dietrofront e, tramite comunicato stampa, smentisce quanto da lui stesso affermato pochi giorni prima a questo giornale. «Gentile redazione – scrive in una nota giunta in redazione non dal proprio indirizzo e mail, ma che è stata confermata dallo stesso Esposito a seguito di una telefonata intercorsa con il giornale del Cilento -, dopo una lunga pausa di riflessione intendo chiarire alcuni aspetti legati agli avvenimenti politici degli ultimi giorni. E credo, per questo, sia giunto il momento di sgombrare il campo da alcuni dubbi sollevati circa il comportamento del sottoscritto in questa vicenda.  Innanzitutto, vorrei precisare che il sottoscritto non è affatto uscito dal partito dei ‘Fratelli d’Italia’ , ma  – come comunicato al capogruppo di maggioranza – ha solo chiesto un chiarimento ed un confronto con i vertici provinciali del partito. Inoltre, mi preme chiarire con fermezza che in merito alla questione relativa all’assetto della società portuale non vi è stata alcuna pressione per ottenere assunzioni di persone. L’unica cosa che posso confermare è che in seno alla maggioranza sono emerse diversità di vedute in ordine alla gestione complessiva che hanno portato alle dimissioni del presidente Palmira Principe che, a mio avviso, ha comunque operato bene. Al sindaco, infine, ho rinnovato la massima fiducia sia per l’operato fin qui svolto che sotto il profilo personale».

La verità Per meglio comprendere la vicenda e perché chi legge non traduca questo come uno sbugiardamento del giornale del Cilento, è bene chiarire la questione. Esposito non scrive di rientrare in ‘Fratelli d’Italia’, ma smentisce di avere affermato di esserne uscito. Non se la prenda Esposito o chi per lui ma, in onor del vero va fatto un chiarimento perché alla fine non sia questo giornale ad uscirne con le ossa rotte. Questo giornale conferma che Esposito ha dichiarato, come pubblicato: «Esco da Fratelli d’Italia», quindi quello di oggi non è un chiarimento, tantomeno una smentita a quanto pubblicato, ma un cambio di posizioni, un dietrofront. Legittimo, per carità, ma tale è. Come va chiarito che i termini «cappello politico» o «pressioni per assunzioni» non sono invenzioni di chi scrive. Il peso di simili posizioni è riscontrabile nelle dimissioni di un presidente, di un vice e di un membro della società portuale. Saranno gli unici a restare appesi al palo in quella che vorrebbe apparire come una ricomposizione? Toccherà lo stesso destino a Laino?

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