Jessica Tesoniero: da Monteforte Cilento a modella “di strada” a Napoli nel progetto “Voice of the street”

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Jessica Tesoniero: da Monteforte Cilento a modella “di strada” a Napoli nel progetto “Voice of the street”

Le “voci della strada” si alzano e si fanno sentire. Da un’idea di Anthea Lorenzi e Daniele Fummo nasce “Voice of the street”, progetto rivolto a «giovani uniti dal bisogno di esprimere la propria creatività».

Con l’intento di distanziarsi dalla moda così com’è concepita negli ambienti “radical” e permettere al gusto personale delle persone, un gusto “da strada”, di esprimersi al di là del trend, “Voice of the street” «manifesta il desiderio delle giovani generazioni di creare un proprio stile costruito sulla personalità».

Non solo, quindi, moda in senso stretto, legata al solo vestiario, al solo apparire, ma rivolta ad ambiti più intimi quali «musica, fotografia, arte, scrittura e carattere».

Fra i “modelli” che fanno parte del progetto anche una giovane cilentana, Jessica Tesoniero, classe 1991, originaria di Monteforte Cilento.

Abbiamo fatto qualche domanda ai realizzatori del progetto (Anthea e Daniele) e alla stessa Jessica.

ANTHEA E DANIELE

D: Cos’è “Voice of the street”?
R: “Voice of the street” è un tentativo di svincolare la moda dai canoni attuali portandola in strada e rendendola alla portata di tutti. Si tratta di un editoriale articolato in due sezioni: la prima, basata su interviste e test fotografici, ha lo scopo di far emergere la personalità del modello (che non è mai un professionista, ma si tratta sempre di ragazzi che conducono vite pressoché estranee al mondo della moda); nella seconda costruiamo una vera e propria storia, sia fotografica che scritta, incentrata su quella personalità, ovviamente in chiave street.

D: Qual è lo scopo della vostra iniziativa? È arte? È marketing?
R: È un connubio di entrambe le cose. Il progetto è nato per pura e semplice passione e voglia di esprimersi attraverso diversi canali, senza tenere in considerazione un immediato ritorno economico. Non ti nascondiamo però che se dovesse tramutarsi in un lavoro vero e proprio sarebbe un sogno. Dire il contrario sarebbe ipocrita.

D: Come vi state muovendo e cosa vi prefiggete di raggiungere?
R: Il nostro intento è innanzitutto quello di farci conoscere, di cambiare il modo di vedere lo stile come qualcosa di accessibile a pochi eletti, andando incontro agli interessi e alle passioni delle nuove generazioni. Per il momento non abbiamo obiettivi pratici a lungo termine, se non quello di far crescere “Voice of the street” giorno per giorno con l’aiuto dei nostri modelli e dei ragazzi che ci seguono.

D: Come mai il progetto è pressoché unicamente redatto in inglese?
R: Bella domanda. In realtà è stato un caso: tra i nostri progetti di vita c’era, e c’è ancora, quello di spostarci a Londra ed in principio l’idea era quella di lanciare lì “Voice of the street”. In seguito abbiamo deciso di farlo partire da qui per non perdere il contatto con le nostre radici, ma questo non ci ha distolti dall’idea di redigere tutto in inglese con la speranza che questo non scoraggi i nostri conterranei a seguirci.

JESSICA

D: Come sei entrata a far parte del progetto?
R: Daniele l’ho conosciuto a casa mia: era già amico di una delle mie coinquiline la quale aveva organizzato una festa da noi invitando anche lui. Mi notò quella sera e, successivamente, disse alla mia coinquilina che avrebbe voluto fotografarmi: mi aggiunse su FB insieme ad Anthea, la quale mi contattò parlandomi del progetto.

D: Com’è stato posare per te?
R: Non l’avevo mai fatto prima, è stata la mia prima esperienza in assoluto in questo campo. Alla fine mi sono trovata più che bene con i ragazzi, anche se per prendere un po’ di confidenza c’è voluto quasi un outfit intero (ride). La cosa più difficile è stata l’impatto con la macchina fotografica: non sono abituata ad essere fotografata, anzi, mi imbarazza alquanto. Poi però sono riuscita a sciogliermi un po’. Non puoi capire come ero rigida nelle prime foto. Quando Daniele scattava pensavo spesso che dovevo stare tranquilla, che era solo una macchina fotografica e nulla di più, ma davvero ero impacciata, impacciatissima, tesa, imbarazzata: un mix di sensazioni. Si può dire che ho sempre avuto un po’ paura dell’obbiettivo e paura di non essere all’altezza: non so se mi fa più paura l’obbiettivo o la paura di non essere capace.

D: L’aspetto fisico non c’entra?
R: Anche, ma se mi sono trovata lì e mi hanno voluta (non sono andata di mia spontanea volontà, non mi sono proposta io) un motivo ci sarà, quindi le paure sono altre. Il fatto che ho lasciato lo sport mi fa un po’ paura, in effetti, e infatti sto cercando di riprendere l’attività fisica: è essenziale!

D: Cosa stai facendo attualmente (studio, lavoro, altri tipi di interesse/impegni)?
R: Attualmente studio Scienze Politiche all’Orientale di Napoli. Non ho un lavoro, anche se vorrei, anche part-time. Come dicevo prima, in passato ho giocato a calcio e praticato molti sport, ma ultimamente sono ferma, un po’ a causa dello studio, un po’ per avvenimenti sfavorevoli. Ma vorrei provare a praticarne altri ancora. Inoltre ascolto un sacco di musica. Amo il rock classico ma ascolto un po’ di tutto, non mi pongo limiti: l’importante è che una canzone mi trasmetta qualcosa, che sia rock, techno, musica classica, ecc…

D: Cosa vorresti fare dopo gli studi (o comunque in futuro)?
R: Per il futuro non so, per ora continuo a studiare e a cogliere le opportunità che mi offre la vita. In passato ho avuto tempi di gloria, sempre calcisticamente parlando, sfumati poi dopo un infortunio: da allora ho imparato a non programmare nulla e a provare a fare qualsiasi cosa mi si presenti, anche perché tentar non nuoce e tutto fa esperienza. La vita mi ha insegnato a cogliere tutte le opportunità e non voglio lasciarmene scappare neanche una.

D: Saluta i nostri lettori.
R: Un saluto a tutti coloro che si sono interessati e sono arrivati a leggere fin qui.

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