I legali di Rubino, l’altro giovane morto prima dei ragazzi di Sassano: «Riapriamo il caso, nuovi elementi contro Paciello»

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I legali di Rubino, l’altro giovane morto prima dei ragazzi di Sassano: «Riapriamo il caso, nuovi elementi contro Paciello»

La famiglia di Giovanni Rubino (a destra nella foto), uno dei migliori amici di Gianni Paciello (a sinistra), il 22enne che ha ucciso i 4 giovani nella strage di Sassano, chiede di riaprire un caso archiviato che riguarda la morte del ragazzo in un incidente stradale dell’ottobre di due anni fa mentre era insieme a Paciello. Giovanni non c’è più, ma i genitori della vittima, a distanza di anni, vogliono vederci chiaro sulla vicenda. Paciello, invece, è ai domiciliari rinchiuso nel reparto dei detenuti dell’ospedale di Salerno. Per comprendere meglio i casi occorre fare un passo indietro e riassumere brevemente le vicende.

Incidente Rubino E’ il 14 ottobre del 2012. Giovanni Rubino e Gianni Paciello sono in macchina. Al volante, secondo quanto fu dichiarato subito dopo l’impatto, ci sarebbe stato Rubino. Quella notte il cielo era nero e la pioggia scendeva giù a dirotto. Sulla strada provinciale 78 di Sassano, all’improvviso la Toyota Aygo sbanda e si schianta contro un albero per poi fermarsi dall’altro lato della carreggiata. I due amici vengono accompagnati in ospedale. Rubino è in condizioni gravi, Gianni ha solo qualche graffio. L’allora 22enne viene trasferito dall’ospedale di Polla a quello di Vallo della Lucania. Resta lì in rianimazione per due settimane e poi muore. 

Strage Sassano Domenica 28 settembre, invece, a Sassano si è registrata una tragedia. E’ pomeriggio. Gianni Paciello è alla guida di una Bmw 520 nera. Si scoprirà che ha un tasso alcolemico superiore di tre volte a quello consentito dalla legge. In paese sfreccia con il suo “bolide” a 135 chilometri orari. Percorre 300 metri in meno di 6 secondi prima di schiantarsi contro il tavolino di un bar dove erano seduti quattro ragazzi che seguivano in televisione le partite del campionato di serie A. Paciello uccide Daniele, Nicola e Giovanni. La quarta vittima è Luigi, il fratellino di 14 anni. La procura formula l’ipotesi di omicidio volontario. Il gip nell’interrogatorio di convalida del fermo riformula l’accusa e il reato passa da volontario a colposo plurimo. Prima rischiava l’ergastolo, ora Paciello, alla luce del codice, rischia al massimo 15 anni di reclusione. Per il momento è ai domiciliari nel reparto detenuti dell’ospedale dove è piantonato da domenica. 

La richiesta Ma perchè la famiglia di Giovanni Rubino chiede la riapertura delle indagini sulla morte del figlio? «A breve avremo nuovi elementi da fornire al vaglio della magistratura», questo è quanto dichiara il legale della famiglia Rubino, Demetrio Ricciardone. L’avvocato vuole far riaprire il fascicolo sulla base di una ricostruzione tecnica dell’accaduto. Ricciardone si è avvalso della consulenza di un ingegnere esperto in infortunistica stradale che ha tentato di ricostruire l’incidente avvenuto nella notte del 14 ottobre di due anni fa. Quella notte nessuno avrebbe assistito alla scena. L’unico testimone del fatto è Gianni Paciello che ha fornito la propria versione ai carabinieri. L’unica versione, in realtà. Il caso è stato archiviato con questa motivazione: alla guida della Toyota Aygo blu c’era Giovanni Rubino. La famiglia della vittima, però, è stata sempre scettica rispetto a questa affermazione e non ha mai creduto alla testimonianza di Gianni. Secondo i familiari, infatti, alla guida dell’auto quella notte ci sarebbe stato Gianni. E, ora, vogliono acertare questa tesi. «Al momento dei fatti l’attribuzione delle responsabilità venne fatta sulla base della proprietà del veicolo e non su accertamenti tecnici necessari», dichiara l’ingegnere Giovanni Pisano. «Considerando la fase post urto – prosegue Pisano – posso stimare una velocità superiore ai limiti imposti su quel tratto stradale, anche in virtù del tratto stradale bagnato e privo di illuminazione».

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