Fiume Calore. Quale futuro se il Calore è in Secca?

| di
Fiume Calore. Quale futuro se il Calore è in Secca?

Da alcuni giorni su Facebook va segnalata un’interessante petizione volta a porre l’accento sull’evidete precario stato del fiume Calore.

Si tratta della volontà di restituire il Deflusso Minimo Vitale al fiume Calore con sorgente nel territorio del Comune di Piaggine.

Eccone il testo

Premesso :

– che il fiume Calore si trova in pieno Parco nazionale del Cilento ed è tutelato a diversi livelli sia comunale che sovracomunale, costituendo un ecosistema di notevole pregio ambientale oltre che fonte di richiamo turistico per le sue bellezze naturalistiche e paesaggistiche come le Gole che partono da Felitto attraversando Laurino, Valle dell’Angelo e Piaggine ed arrivano alle sorgenti ;

– che con questa petizione si vuole mettere la parola FINE all’indiscriminata captazione delle acque sorgive che alimentano il corso d’acqua denominato Fiume Calore Lucano;

– che la captazione è utilizzata a scopo potabile (e non solo) dai comuni costituenti il Consorzio Acquedotto Calore Lucano con sede in Agropoli e precisamente : Agropoli, Castel San Lorenzo, Cicerale, Felitto , Giungano, Laurino, Magliano Vetere, Piaggine, Roscigno e Valle dell’Angelo ;

– che in virtù di un prelievo esagerato, sovradimensionato nel calcolo degli effettivi fabbisogni, vengono captati oltre 80 l/sec. e ne vengono distribuiti ai comuni solo 46,43 l/sec. con notevole spreco ed abuso della risorsa idrica;

– che per tutto il periodo estivo nel corso del fiume non vi è traccia di acqua in quanto captata alla sorgente in quantità superiori al consentito per legge;

– che è totalmente disatteso l’art. 12 bis del R.D. del 1933 n° 1775 cosi come modificato dal D.Lgs n° 152/2006 dove si prescrive l’obbligo del Deflusso Minimo Vitale ad ogni opera che avesse ad oggetto la derivazione da corsi d’acqua;

– che l’obiettivo è legittimo ed improrogabile in quanto il mancato Deflusso Minimo Vitale sta producendo danni irreparabili sia agli allevatori che coltivatori oltre che alla Flora e Fauna fluviale , elementi questi di grande pregio ambientale e pilastri fondanti della tanto sbandierata “Biodiversità ” del parco Cilento (patrimonio Unesco, Riserva di Biosfera, Geoparco mondiale, Sito di Interesse Comunitario, Zona a Protezione Speciale etc.) ;

– che stante la situazione attuale, le popolazioni dei paesi direttamente interessati quali Piaggine,Valle dell’Angelo,Campora, Laurino, Magliano Vetere, Felitto e Castel San Lorenzo hanno subito e continuano a subire notevoli danni ambientali oltre che forti ricadute di presenze turistiche in tutto il comprensorio dell’alta Valle del Calore.

Premesso ciò:

Con la presente petizione si fa istanza di sensibilizzazione alle Autorità in indirizzo, affinchè venga fatto rispettare l’art. 12 bis del R.D. n° 1775 del 1933 e si prodighino, ciascuna per le proprie competenze, a ripristinare lo stato di diritto violato in dispregio alle leggi vigenti e si renda giustizia, anche se con notevole ritardo, del sopruso subito da tutte le comunità locali interessate nella loro qualità di appartenenza al Patrimonio Mondiale Unesco che cosi recita :

“Il Parco nazionale del Cilento e del Vallo di Diano è il magnifico risultato dell’opera combinata della natura e dell’uomo.

Situato sulla costa al centro del mare Mediterraneo, ne è sintesi perfetta nella convivenza tra natura e cultura, luogo di scambio e di contaminazione.

E’ oggi un paesaggio vivente che mantiene un ruolo attivo nella società contemporanea ma conserva i caratteri tradizionali che lo hanno generato, nell’organizzazione del territorio, la trama dei percorsi, la struttura delle coltivazioni e il sistema degli insediamenti.

Il Cilento realizza l’incontro tra mare e montagna, Atlantico e Oriente, culture nordiche e africane, fonde popoli e civiltà e ne conserva le tracce evidenti nei suoi caratteri distintivi: l’archeologia, la natura, le tradizioni”.

Il promotore
Pasquale Di Penna

 

La difesa de territorio in tutte le sue componenti risulta essere un’importante strumento di analisi e valutazione dell’interazione tra “ambiente naturale” ed “ambiente antropico”, uno strumento teso a mantenere e recuperare risorse ed in tal senso a prevenire dissesti idrogeologici.

La difesa del fiume Calore, assume in questo contesto, notevole rilevanza incarnando una comune volontà di agire al fine di conciliare l’ambiente naturale e da costruire con la capacità di prevenzione tramite azioni puntuali da effettuare sul territorio ed in particolare nelle zone soggette a vincolo idrogeologico.

Si auspicano, quindi, nuovi interventi sul territorio che, quando consentiti, siano in grado di tutelare le risorse essenziali dello stesso con azioni di salvaguardia delle risorse essenziali, la difesa del suolo ed in generale la prevenzione e la difesa dall’inquinamento.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Consigliati per te

©Riproduzione riservata