Nel Cilento le elezioni comunali non sono le nazionali. La parola degli amministratori conta poco

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Nel Cilento le elezioni comunali non sono le nazionali. La parola degli amministratori conta poco

Queste elezioni politiche nazionali hanno lasciato una scia di insegnamenti. Non tutti, logicamente, verranno valutati subito. Non tutti, come è giusto che sia, passano al vaglio degli esperti delle analisi all’indomani del verdetto ‘made in Cilento’. Il nostro collegio, però, ci spiattella subito la realtà in faccia. E lo fa senza troppi giri, senza troppe chiacchiere, come non avviene solitamente quaggiù. Le elezioni comunali non sono le elezioni nazionali. E gli amministratori locali non hanno lo stesso peso, la stessa influenza sugli elettori. Le strette di mano, gli occhiolini e le visite (in)formali a casa, non arrivano in fondo al cuore di tutti. Che poi, qui, il cuore di tanti, pende a destra. E la medicina nemmeno lo sa.

Il collegio ‘Cilento-Diano-Alburni’ ha escluso dai giochi Franco Alfieri, l’ex sindaco di Agropoli, l’ex capo della segreteria del governatore De Luca, famoso in tutta Europa per le ‘fritture di pesce’. A meno di un centinaio di seggi da scrutinare nel Collegio uninominale di Agropoli, infatti, il candidato del Partito Democratico, balzato all’onore delle cronache tempo fa per le parole di De Luca che lo invitava a offrire fritture di pesce, è già fuori dai giochi. E lui annuncia un probabile ritiro dalla politica.

Alfieri è terzo, con una percentuale di voti che si aggira attorno al 26,67 per cento. Una batosta assolutamente inaspettata, tanto che l’ex sindaco di Agropoli, superfavorito per la vittoria finale, ha deciso di lasciare il comitato elettorale allestito per la kermesse elettorale intorno alle sei di questa mattina, quando ancora la situazione era incerta.

Ma cosa è successo? Perchè chi alla vigilia pensava di aver già battuto tutti si ritrova con un pugno di mosche tra le mani? Il centrodestra ha spazzato via i fantasmi del Pd e la ribalta dei Pentastellati. Almeno alla Camera. La Ferraioli ha mandato a casa Alfieri (in modo brusco) e Alessia D’Alessandro, la grillina d’Oltralpe tornata dalla Germania nella sua terra d’origine (che si è difesa comunque bene). Al Senato, invece, Francesco Castiello (M5S) l’ha spuntata su Costabile Spinelli, sindaco di Castellabate (centrodestra), e Filomena Gallo (centrosinistra). La lotta tra centrodestra e Movimento si è conclusa solo alle 12.30 del giorno successivo alle votazioni.

Per una corretta analisi, però, bisogna partire da lontano. Precisamente ci fermiamo a pochi giorni prima dell’ufficializzazione delle candidature. Franco Alfieri è in dubbio. Il Pd non sa chi schierare, diversamente da quanto avviene nel collegio di Salerno città, dove il nome di De Luca junior è già nero su bianco sul listone dei Dem (ma non sa cosa aspetta al fratello pochi giorni dopo con l’inchiesta Bloody Money di Fanpage.it). Alfieri incontra amici e simpatizzanti in una delle tante serate Cilentane. Nasce qui l’idea di una petizione per sostenere la sua candidatura. Si mobilita mezzo collegio. Dagli Alburni al Vallo di Diano, da Agropoli a Sapri: automobili in giro che toccano Municipio per Municipio, segreteria per segreteria, sede di partito per sede di partito. Alla fine il dato che esce fuori è forte, di quelli che non si vedeva da tempo nel Cilento: oltre 470 tra sindaci, amministratori e segretari di circoli Pd decidono di sostenere la candidatura di Franco Alfieri

Gli elenchi con nomi e cognomi, ruoli, comuni di appartenenza e firme, arrivano sulla scrivania di Matteo Renzi, leader del Partito Democratico ed ex premier italiano. Renzi non ha scelta. Alfieri è il candidato alla Camera dei Deputati all’Uninominale nel collegio ‘Cilento-Diano-Alburni’. Simone Valiante (già parlamentare ed forte esponente del Pd grazie anche al lavoro di tanti anni del padre) è stato escluso. Parte un campagna elettorale impossibile. L’ex primo cittadino di Agropoli, colui che ha trasformato un paesone in città, rimbalza da convention a incontro, da pranzo a cena, da aperitivo al bar a comizi in piazza. Le sue apparizioni hanno un ‘fattore comune’: tantissima gente. Persone ovunque. E applausi. «L’uomo del fare», il braccio destro di Vincenzo De Luca, sembra sia l’unico a poter cambiare le sorti di questo martoriato Cilento.

Due più due fa quattro ovunque. Ma non qui. 

Franco Alfieri ha con se più di 470 amministratori che lo sostengono, che fanno campagna elettorale per lui, che organizzano gli incontri, che chiedono voti. Franco Alfieri ha le piazze e le sale gremite. Riempie addirittura i palazzetti dello sport e ha un feudo, anzi due, Agropoli e Torchiara (dove è stato sindaco già all’età di 22 anni). «Alla Camera non c’è partita», sostiene qualcuno. Ma non è così. Le elezioni comunali non sono le elezioni nazionali. E’ bene ribadirlo. Il collegio del Cilento è di centrodestra e al cuor non si comanda

Si gioca su una scacchiera vasta. Le regole ora sono diverse. Lo spoglio è un killer a sangue freddo. «Ferraioli, Ferraioli, Ferraioli, D’Alessandro, Ferraioli, D’Alessandro, Alfieri, Ferraioli». Dalle sezioni dei paesini dell’entroterra, fino a quelle che affacciano sul mare, la canzoncina è sempre la stessa. La coalizione di centrodestra prende il largo. Il Movimento 5 Stelle prova a tenere la scia. Alfieri s’arrende e lascia il comitato elettorale prima del previsto. Qualcosa non è andata per il verso giusto e Franco lo sa. La Camera se la prende Marzia

La coalizione del centrodestra è forte e per abbatterla, al Senato, c’è bisogno dei comuni della Piana del Sele. Il collegio con le schede gialle è più vasto. Castiello ha mille voti in più di Spinelli. Ma qui la regola del Cilento non vale. Chissà se tagliamo via quei comuni in più. Se Spinelli la spunta. Se la storia cambierà mai. Chissà ora Valiante cosa ha da dire a Renzi. Chissà l’avvocato Alfieri se punta il dito contro il presunto scarso impegno degli amministratori che lo hanno sostenuto (o così dicevano). Chissà se Angelo Vassallo c’entra qualcosa e se il lavoro social del figlio Antonio e del fratello Dario ha sortito i frutti sperati. Se è servito, perlomeno, a scuotere le anime. A far riaffiorare i ricordi.

Oppure stiamo sbagliando a pensare così. Dopo può darsi che non ci sarà nulla, che andremo di nuovo alle urne. Abbiamo addirittura il lusso di pensare che si possa cenare tutti insieme e quella macchia blu in mezzo al mare giallo pentastellato, sulla mappa interattiva pubblicata sul sito di SkyTg24, fa capire a tutti, una volta per tutte, che nel Cilento le elezioni comunali non sono le nazionali. E la parola degli amministratori conta poco.

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