Il trombettiere Giovanni Martini: da Sala Consilina a Little Bighorn e in Tex Willer. Le origini, la sua vera storia e la fine

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Il trombettiere Giovanni Martini: da Sala Consilina a Little Bighorn e in Tex Willer. Le origini, la sua vera storia e la fine

Ci sono vari episodi del fumetto preferito dagli italiani, Tex Willer retti da un impianto di tipo storico. Uno è ambientato nella zona del fiume Little Big Horne River (o Little Bighorn, letteralmente “il piccolo Bighorn”), un affluente del Bighorn, siamo negli Stati Uniti d’America, che attraversa gli Stati del Wyoming e del Montana. Non è un fiume speciale; la sua fama è dovuta al fatto che fa parte del set in cui Custer portò a morte i suoi uomini. Si tratta di una vicenda ben nota. Sono diffuse, seppure poco note nell’ambito dei non specialisti, anche la notizie relative al trombettiere campano Giovanni MARTINI. Nel numero 492 dell’ottobre 2001 Giovanni Martini, interpellato dal Custer, che nota il suo accento strano e gliene chiede ragione, dice testualmente:

Italiano signore. Sono venuto in America tre anni fa.

La nota a piè pagina (°) chiarisce:

Giovanni Martini era originario di Sala Consilina (Salerno) dove era nato nel 1853.

Chi era davvero e come mai si trovava al servizio del generale Custer?

Il suo vero nome era Giovanni Crisostomo Martini. Nacque a Sala Consilina nel 28 gennaio 1853 e morì a New York City il 27 dicembre 1922. Prima di trasferirsi in U.S.A., in una delle ondate migratorie, fu un patriota. Unico sopravvissuto alla battaglia nota come del Little Bighorn, fu naturalizzato statunitense e assunse il nome John Martini.  Come spesso accade, le origini sono contestate: vi è chi sostiene che sia nato ad Apricale, in Liguria. Altri ne affermano la nascita a Sala Consilina, aggiungendo che era un trovatello abbandonato, lasciato alla Ruota dei projetti (da ciò trae origine il cognome PROIETTI, ma anche Esposito). Chi ne sostiene le origini ligure aggiunge: fu battezzato come Giovanni Battista Martini; era figlio di Giacomo e Giovanna Barberis; sarebbe nato il 16 marzo 1841 e si sarebbe sposato il 16 marzo 1860. Separatosi dalla moglie, con cui aveva un figlio, nel 1865, nell’anno successivo si arruolò volontario nel CORPO VOLONTARI ITALIANI, di Giuseppe Garibaldi, partecipando alla campagna del Trentino. Nel 1867 partecipò anche alla battaglia di Mentana. Lasciò l’Italia, ormai unificata, nel 1873, imbarcandosi sulla nave S.S. Tyrian da Glasgow. Sbarcò nel successivo I° giugno a Castel Clinton (New York), e si arruolò come trombettiere, sottoscrivendo la ferma di cinque anni. Inizialmente fu agli ordini del capitano Frederich Benteen, essendo assegnato allo squadrone H del 7° Cavalleggeri, comandato dal tenente colonnello George Armstrong CUSTER. I tratti somatici rilevati dalle note personali matricolari lasciano supporre una origine meridionale: altezza 168 cm; occhi marroni; capelli neri; carnagione scura. Oltretutto, proviene dalla stessa zona di Joe Petrosino. Giovanni Martini, nella battaglia del 25 giugno 1876, la celeberrima battaglia del Little Bighorn, combattuta dai soldati del 7° cavalleggeri, comandati scelleratamente dal generale Custer,  fu il solo a salvarsi, giacché lo stesso comandante, prima di attaccare il campo degli indiani Sioux e Cheyenne, rispettivamente agli ordini di Toro Seduto e Cavallo Pazzo, con i suoi pochissimi cavalleggeri (soli 242),  gli ordinò di recarsi a chiedere rinforzi alla parte di colonna rimasta di retroguardia. Come emerge anche dalla vicenda narrata in Tex Willer n. 492, vi era il dubbio che non capisse bene l’americano, tanto che il tenente William W. Cooke, scrisse su un biglietto: Benteen. Come on. Big Village. Be Quick. Bring Packs. W.W. Cooke PS Bring pacs, ovvero: Benteen. Vieni in fretta al Villaggio Grande e porta le munizioni. John Martin partì a spron battuto, mentre già si diffondevano gli allarmanti suoni delle prime scariche di fucili. Minacciato dagli indiani, dopo un’ora giunse al cospetto del maggiore Benteen. È interessante rilevare come dal Tex Willer si rilevi la necessità di salvarlo, per evitare che, se ucciso, diventasse un eroe. Sappiamo come andò e come si sai affermata una verità antistorica: Custer fa parte dei miti molto spesso ritenuti positivi.

John Martin, tre anni dopo, il 7 ottobre 1879, sposò una giovane di origini irlandesi. Ne ebbe ben otto figli. Al primo attribuì il nome George, come Custer, ovviamente, perché allo stesso doveva la fama: veniva spessissimo intervistato e a lui gli storici si rivolgevano per documentare i fatti accaduti. Conseguì anche la promozione  a sergente e con questi gradi transitò al corpo degli artiglieri, 3° reggimento, batteria G. Nell’anno 1898 lo ritroviamo protagonista della guerra ispano-americana: oggetto del contendere l’isola di Cuba. Rimase nell’esercito fino al 7 gennaio 1904, finendo la carriera con il grado di primo sergente maggiore. Non fini di lavorare e non abbandonò subito la vista delle uniformi: gestì con la moglie un laboratorio di dolciumi vicino a un forte militare; infine fu bigliettaio della metropolitana, alla 103° Street Station, New York. Si separò nel 1906 e si trasferì presso una figlia a Brooklyn. Morì investito da un camion.

Molte altre notizie sul Tex Willer, Bonelli Editore, n. 492, si possono acquisire nel forum:

http://texwiller.forumfree.org/index.php?&showtopic=966

che è ricchissimo di fotografie.

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