Strage Sassano, si va in aula: udienza fissata in tempi record

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Strage Sassano, si va in aula: udienza fissata in tempi record

Il procuratore capo della Repubblica di Lagonegro, Vittorio Russo, ha mantenuto la promessa e ha fissato l’udienza preliminare a carico di Gianni Paciello per il prossimo mercoledì 25 febbraio. Indagini e burocrazia a tempo di record, lo aveva annunciato lui stesso nel corso di una intervista rilasciata ad una emittente locale. Gianni Paciello, 22 anni, è il conducente della Bmw 530 che il pomeriggio del 28 settembre scorso ha travolto e ucciso quattro amici mentre erano seduti ai tavolini del bar ‘New club 2000’ di Silla di Sassano. Durante quella che poi è stata definita come la strage di Sassano, sono morti Nicola e Giovanni Femminella, due fratelli figli del proprietario del bar, e Daniele e Luigi Paciello, quest’ultimo fratello dell’unico imputato della tragedia. Le quattro vittime erano tutte minorenni, tranne Nicola Femminella che dopo meno di un mese avrebbe compiuto 22 anni. 

Le indagini dei carabinieri hanno accertato che l’automobile sulla quale viaggiava Gianni Paciello correva a 137 chilometri orari. Avrebbe percorso 270 metri in sei secondi. Anzi, anche meno, perché i 6 secondi sono il tempo che passa tra l’immagine dell’auto ripresa dalla prima telecamera e la scena immortalata dalla seconda. Che è una scena surreale: l’auto non è più inquadrata sulla strada, ma la si vede in volo mentre oltrepassa l’aiuola al centro della rotonda e va a travolgere i quattro ragazzi. Quella che pende sul capo di Paciello è un’accusa pesantissima, analoga a quella che recentemente è costata una condanna a 21 anni e quattro mesi di reclusione a un albanese che circa tre anni fa guidando ubriaco e contromano sulla A 26 provocò la morte di quattro persone. 

L’avvocato di Gianni Paciello ha presentato memoria difensiva entro i termini prestabiliti dalla legge. Ora l’imputato dovrà presentarsi davanti al giudice delle udienze preliminari del tribunale di Lagonegro. Nel frattempo è rinchiuso agli arresti domiciliari in una località segreta e sorvegliata del Vallo di Diano, lontano dalla propria abitazione e dai genitori delle vittime che gridano vendetta.

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