Caso usura Camerota verso la fine dell’udienza preliminare: il 5 marzo il giudice decide

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Caso usura Camerota verso la fine dell’udienza preliminare: il 5 marzo il giudice decide

Si avvia alle fasi finali l’udienza preliminare a porte chiuse sui presunti componenti dell’«associazione a delinquere finalizzata all’usura» smascherata dalla guardia di finanza nel mese di marzo del 2012 a Camerota. L’udienza che servirà a stabilire se si farà o meno un processo si è tenuta il 26 febbraio al tribunale di Vallo della Lucania. Il 15 marzo del 2012 nove persone finirono in manette con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata all’usura. Tre in carcere, mentre per gli altri scattarono gli arresti domiciliari. Tutte revocate poi le misure cautelari adottate dal gip in fase d’indagine. Secondo gli inquirenti coordinati dalla procura della Repubblica di Vallo della Lucania, che ha fatto scattare l’operazione ‘San Domenico’ dei finanzieri del comando provinciale di Salerno, l’associazione sarebbe stata formata per la maggior parte da persone di Camerota e tutti gli interessi «ruotavano intorno ad un professionista».

Il giorno del blitz e le persone coinvolte

Un passo indietro La storia è cominciata dalla denuncia di quattro «vittime», tre albergatori e un professionista, ai quali sarebbero stati sottratti «beni immobili per un valore di circa 2 milioni di euro». Secondo gli inquirenti «l’intera rete d’affari costruita dai presunti usurai si estendeva su buona parte del territorio salernitano, soprattutto sulle zona costiere cilentane, ma sarebbe arrivata ad intaccare anche le provincie di Avellino e Potenza». Gli investigatori hanno scoperto che alcuni dei principali protagonisti, al fine di portare a termine quelle che ritengono essere «operazioni di usura, si sarebbero avvalsi dell’ausilio dei familiari, portandoli alla partecipazione del reato». Secondo la ricostruzione degli inquirenti i familiari accreditavano sui propri conti correnti assegni postdatati emessi dalle «vittime usurate». Gli indagati, inoltre, per mascherare il sistema usuraio – secondo chi ha indagato – avrebbero cercato di adottare ogni precauzione possibile: per sottrarsi ad eventuali e temute investigazioni di polizia, «a turno ponevano all’incasso, mediante accredito sui propri conti correnti, gli assegni emessi dalle vittime, recanti la dicitura ‘M.M’ (a me medesimo) e la girata per l’incasso della vittima stessa, assegni naturalmente comprensivi del capitale ricevuto in prestito gravato dagli interessi del 7% mensile». «Gli arrestati non sono persone legate alla criminalità. Sono colletti bianchi, imprenditori e professionisti. E proprio per questo più subdoli, radicati e inseriti nel circuito economico locale». E’ questo per il generale Salvatore De Benedetto, comandante provinciale della guardia di finanza, il tratto caratteristico dell’operazione ‘San Domenico’. Quello di «un’usura sotto traccia», nascosta sotto prestiti, ipoteche e vendite, svelate tramite le indagini della finanza.

L’intervista e le carte: parte 1/ parte 2

L’udienza All’udienza preliminare del 26 febbraio scorso, ultima ma solo in ordine di tempo, hanno preso parte Nicola Suadoni, legale di Domingo Troccoli, Attilio Tajani, legale di Giovanni Scarpati Sanchez, e Antonio Picarella, legale dell’associazione Antiusura ‘Sos Imprese’. Davanti al gup di Vallo della Lucania è intervenuto per primo l’avvocato Suadoni della difesa. Dopo ci sono state le repliche di Tajani e Picarella, entrambi costituiti parte civile. Data la complessità della questione trattata e la presenza di più imputati, la difesa avrà ancora una possibilità per replicare prima della camera di consiglio del 5 marzo a termine della quale il gup deciderà se rinviare a giudizio gli imputati o optare per il non luogo a procedere, ovvero se si farà o meno un processo.

I particolari dell’inchiesta

Gli avvocati Si è costituta parte civile l’associazione ‘Sos Impresa’ che prende parte ai processi dove viene contestato il reato di usura o estorsione. In questo caso l’estorsione non rientra tra le accuse. Il legale dell’associazione è Antonio Picarella che al giornale del Cilento afferma: «Mi auguro che il giudice valuti per bene tutti gli aspetti di un caso complesso dove i fatti contestati sono gravi. Conoscendo il gup – conclude – che è una persona responsabile e accorta sono sicuro che saprà ponderare le vicende che gli sono state sottoposte». Per la difesa, invece, Nicola Suadoni: «Noi naturalmente puntiamo all’assoluzione perchè sinceramente dall’attività investigativa non emerge l’associazione a delinquere, anche perchè sono abituato a ben altri tipi di associazione e l’ho detto anche nell’avvio di discussione in altri territori della provincia di Salerno, a cominciare dalla piana del Sele, Salerno città e Agronocerino, dove effettivamente ci sono associazioni anche gerarchicamente composte. Tantomeno emerge dall’attività investigativa l’usura. Essendo un reato di tipo contabile in cui c’è una forte necessità di avere anche un accertamento tecnico di tipo contabile, dall’attività investigativa, a mio parere, non emerge granché. Tant’è che ho depositato delle memorie, insieme ad altri difensori, per sconfessare l’operato della procura e più che altro dei consulenti tecnici della procura. Mercoledì valuteremo se ci sarà il rinvio a giudizio. Io sono pronto personalmente ad affrontare un dibattimento che sarà molto complesso, visti anche i capi di imputazione e, in dibattimento, ci sarà un contraddittorio effettivo tra le parti e soprattutto un’acquisizione delle prove che favoriranno anche il collegio giudicante in una decisione finale».

Ultima udienza preliminare e successiva camera di consiglio il 5 marzo al tribunale di Vallo della Lucania davanti al gup. In giornata è prevista la decisione del giudice.

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Twitter @martinoluigi92

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