Caso Vassallo, la Cassazione solleva dubbi sul depistaggio: “Le prove vanno verificate”

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Caso Vassallo, la Cassazione solleva dubbi sul depistaggio: “Le prove vanno verificate”

Focus sul ruolo dell’ex ufficiale Cagnazzo e sulla ricostruzione delle indagini: restano incertezza e attese per la verità sull’omicidio del sindaco pescatore

ROMA – Nuove ombre si allungano sull’inchiesta per l’omicidio di Angelo Vassallo. La Corte di Cassazione ha invitato il Tribunale del Riesame a un’attenta rilettura degli elementi relativi al possibile depistaggio operato da Fabio Cagnazzo, ex ufficiale dei carabinieri, nell’ambito dell’indagine sull’assassinio del sindaco di Pollica. In particolare, i giudici supremi chiedono verifiche più puntuali sulle dichiarazioni rilasciate da alcuni collaboratori di giustizia e sull’attendibilità di alcune testimonianze che hanno inciso nel procedimento.

Tra i nodi principali, resta l’accertamento della credibilità delle parole di Romolo Ridosso e delle dichiarazioni di Eugenio D’Atri, raccolte – secondo la Cassazione – in un contesto giudiziario che richiede maggiore chiarezza. I magistrati si soffermano anche sulla posizione dell’ex carabiniere Lazzaro Cioffi, la cui figura torna al centro del dibattito investigativo. In particolare, si valuta il suo possibile coinvolgimento nella gestione delle dichiarazioni che avrebbero condizionato l’andamento dell’inchiesta.

Secondo quanto evidenziato nel dispositivo dei giudici, il presunto tentativo di depistaggio ruoterebbe attorno al mancato approfondimento su alcune intercettazioni ambientali, alla tracciabilità di determinati movimenti di Cipriano e alla posizione degli altri indagati che, negli anni, si sono alternati nelle varie fasi delle indagini. Il riferimento, in particolare, è alla posizione dello stesso Giuseppe Cipriano, il quale, secondo alcune testimonianze, avrebbe svolto un ruolo cruciale nelle fasi preparatorie del delitto.

Nel mirino della Suprema Corte anche il mancato approfondimento sulle circostanze che portarono alla riapertura delle indagini. La procura di Salerno, infatti, si trova ora a dover ridefinire il perimetro investigativo a fronte di un quadro probatorio ritenuto ancora frammentario. Non è escluso che, nelle prossime settimane, si possa procedere con nuove audizioni e verifiche tecniche, anche attraverso l’analisi delle celle telefoniche e delle telecamere di videosorveglianza.

Nel frattempo, si attende l’udienza al Tribunale del Riesame di Salerno, mentre la procura continua a lavorare sull’individuazione del killer. Un passaggio cruciale sarà rappresentato dalla valutazione degli elementi raccolti nelle dichiarazioni di Damiani, che avrebbe identificato il luogo da cui furono esplosi i colpi mortali. Un’ipotesi investigativa che potrebbe portare a una svolta, dopo anni di misteri e silenzi.

Intanto, resta alta l’attenzione pubblica sulla vicenda: il Paese attende ancora risposte e giustizia per il sindaco pescatore, simbolo di legalità e impegno civile.

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