Portare i gusti del Cilento in Lussemburgo: la missione del cuoco Mario Notaroberto

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Portare i gusti del Cilento in Lussemburgo: la missione del cuoco Mario Notaroberto

SALERNO – In un ristorante che di nome fa «Notaro», davanti a una muzzarella di bufala della Valle di Sele, condita con olio extra vergine di olive pisciottane, e a un buon bicchiere di Aglianico che profuma ancora di Cilento, non possiamo che sentirci a casa. Eppure no, non siamo in Campania, e neppure in Italia. Ma in uno scrigno salernitano del Granducato di Lussemburgo, in compagnia di Mario Notaroberto (discendente di un certo «notaro» che si chiamava Berto), vero uomo del sud oltre che nobile buongustaio.

In Lussemburgo dal 1984, «per amore», Notaroberto ha fatto della promozione del Cilento, e del meridione in generale, una vera e propria missione. «Tutto è cominciato nel 1988 quando, insieme a un gruppo di amici – un cuoco calabrese, un aiuto cuoco sardo e un pizzaiolo napoletano – abbiamo dato vita alla Trattoria dei Quattro» racconta frugando tra i ricordi. Oggi, con il «Ristorante Pizzeria Notaro», uno dei più apprezzati del Lussemburgo, una bottega con prodotti Dop e Ipg del mezzogiorno, e una cantina con oltre 1.100 etichette italiane (che gli è valso il 1º premio per la migliore selezione dei vini italiani in Europa – 2005), l’instancabile buongustaio-enologo-imprenditore continua a battersi per la salvaguardia degli sapori del Sud Italia.

Ciò che tuttavia rende davvero unico il suo impegno, è la volontà di essere un autentico ristorante italiano, e non un «ristorante italiano all’estero». «Non è mica cosa semplice – spiega il Notarberto – Ti capita di imbatterti in clienti che pretendono un piatto di carne con contorno di spaghetti, magari alla bolognese e ben cotti. E se glieli neghi, stai certo che non li rivedrai più. Non molti altri ristoratori sono pronti ad accettare questa condizione. Qui in Lussemburgo la cultura della cucina italiana è stata tramandata dai primi immigrati che, per mangiare nei 15 minuti di pausa pranzo, versavano in un unico recipiente l’intero pranzo preparato al mattino dalle mogli, mangiando quindi primo e secondo insieme. È una cultura ormai radicata nella tradizione».

Ma al Signor Mario poco interessa di compiacere la gente, figuriamoci poi se con il rischio di tradire la cucina di «mammà». E, in effetti, la maggior parte dei piatti proposti dal Notaro nacquero proprio nella umile cucina di famiglia, a Palinuro, dove Mario, fin da piccino, passava le giornate ad assistere mamma Rosaria che lavorava ai fornelli. «Le Mulignani Muttinati (melenzane farcite) in menù, a casa mia erano il secondo piatto del giovedì, quando la carne si mangiava soltanto la domenica».


E quando ormai l’acquolina in bocca non può più sopportare tante parole, ecco che un profumatissimo piatto di spaghetti «alla chitarra» di Gragnano, con colatura di alici, mollica saltata in padella, aglio e prezzemolino, accompagnata da un bicchiere di Fiano del Cilento, si appresta a mandarci in paradiso.

fonte: corrieredelmezzogiorno.corriere.it

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