Intervista a Massimo Francescon, finalista al premio «Botteghe d’autore» di Albanella

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Intervista a Massimo Francescon, finalista al premio «Botteghe d’autore» di Albanella

Classe 1980, Massimo Francescon è un «vivitore, cuoco & cantautore» (come si definisce lui stesso sul proprio sito ufficiale) originario del Veneto.
Accompagnato da Alberto Turchetto (chitarra), Antonio Moret (chitarra), Matteo Ciciliot (batteria) e Marco Dessi (basso), Massimo suonerà l’8 agosto ad Albanella, per la finale del premio «Botteghe d’autore».

Per l’occasione l’abbiamo intervistato.

D: Ciao, Massimo! Prima di tutto presentati ai nostri lettori!
R: Ciao a tutti, sono Massimo Francescon, cuoco di professione e cantautore per passione.
Dato che nella vita artistica non sono solo, vi presento anche i ragazzi della Massimo Francescon Band che vede alla chitarra acustica Alberto Turchetto, alla chitarra elettrica il maestro Antonio Moret, al basso Marco Dassi e alla batteria Matteo Ciciliot a musicare e arrangiare i miei testi.
Io chiaramente sono anche la voce di questa realtà.

D: Se dovessi definire la tua musica che parole useresti?
R: Proprio grazie al background di ogni singolo musicista, definirei il nostro repertorio un folk/rock d’autore… con sfumature che toccano il rock progressive e il combat rock.

D: Hai passato le selezioni del premio «Botteghe d’autore», arrivando in finale: parlaci di questa esperienza.
R: È uno dei premi nazionali più importanti riservato ai cantautori emergenti e siamo chiaramente molto felici di essere tra di loro al «Botteghe d’autore». È un anno speciale per noi in quanto continuiamo a ricevere preziose conferme riguardo alla nostra musica e questa è sicuramente una delle più ben accolte.

D: Parlaci del brano che porterai in finale a Botteghe.
R: Il brano si intitola «Sognando la rivoluzione» ed è il punto di vista trasversale ai fatti accaduti all’interno della scuola Diaz durante il Genova G8 nel 2001, dove si è consumata una delle più grandi sospensioni dei diritti democratici in un paese occidentale dal dopoguerra, momento a mio avviso fondamentale che riconcede il ‘la’ alla «politica terroristica e manipolatoria» sulle manifestazioni di massa. È il ritornello, una ninna nanna provocatoria, a svegliare le nostre coscienze da una speranza rassegnata, che ci vede sempre più virtuali protagonisti di una falsa rivoluzione compiuta ogni giorno dietro alle tastiere dei nostri computer e sui social… nella speranza che possiamo invece risvegliarci e di nuovo riportare nelle piazze e nei luoghi di incontro le discussioni e i dibattiti propositivi sul cambiamento e il miglioramento della nostra società.

D: Cosa dobbiamo aspettarci dalla tua performance live?
R: Aspettatevi, per quanto riguarda l’esecuzione di «Sognando la rivoluzione», una coccola a tratti graffiante che, seguendo il testo, vi porterà un attimo dentro a quel maledetto giorno e poi per mano vi accompagnerà molto più vicino alla nostra voglia di nuova e viva rivoluzione.

D: Progetti attuali e futuri?
R: Stiamo portando a termine i live di presentazione del nostro ultimo disco, «Cuore Nero»; saremo poi impegnati con la finale del Premio Amnesty International Italia Emergenti, con il MEI che grazie alla vittoria del Premio Social Web 2017 ci accompagnerà in un anno di collaborazione, con la Finale del Rock Targato Italia e con il Music Fest. Stiamo già lavorando a cose nuove in quanto a settembre c’è in ballo una collaborazione con un produttore, di cui ancora sveliamo poco per scaramanzia, e abbiamo da qualche giorno firmato un contratto di edizione con la Ossigeno S.R.L.. Per il resto puntiamo musicalmente a rimanere noi stessi, con il suono che sentiamo nostro, e a fare musica fino a che la passione per la stessa ci continui a far innamorare dei nostri sogni, di quello che scriviamo e suoniamo e ci regali delle vibrazioni positive alla vita al di fuori dell’arte.

D: Saluta i nostri lettori!
R: Un abbraccio grande e a prestissimo dalla Massimo Francescon Band.

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