Omicidio Vassallo, la Cassazione annulla l’arresto dell’imprenditore Cipriano: «Motivazioni lacunose»
| di Luigi Martino
La Corte di Cassazione ha ritenuto «incomplete e carenti» le motivazioni che, lo scorso novembre, avevano portato all’emissione dell’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di Giuseppe Cipriano, imprenditore originario di Scafati, coinvolto insieme ad altri tre indagati nell’inchiesta sull’omicidio del sindaco di Pollica, Angelo Vassallo, ucciso nel 2010.
Il provvedimento della Suprema Corte, datato 8 aprile, ha di fatto annullato la misura cautelare anche per due degli altri indagati: il colonnello dei carabinieri Fabio Cagnazzo e l’ex militare dell’Arma Lazzaro Cioffi. Gli atti sono stati rinviati al Tribunale del Riesame di Salerno, che dovrà ora riesaminare il caso.
Nelle motivazioni, firmate dal presidente Giacomo Rocchi, i giudici hanno accolto il ricorso presentato dall’avvocato Giovanni Annunziata, difensore di Cipriano, mettendo in luce una serie di criticità nella ricostruzione accusatoria. Secondo la Cassazione, le accuse a carico dell’imprenditore si basano quasi esclusivamente su dichiarazioni di collaboratori di giustizia, non corroborate da riscontri oggettivi.
«Il Tribunale non esclude che Ridosso abbia effettivamente messo in atto un depistaggio, come riferito da D’Atri e Casillo», si legge nel documento, «ma afferma che tale operazione sarebbe stata condotta ai danni di Cipriano, il cui coinvolgimento nell’omicidio risulterebbe comunque provato. Tuttavia, questa affermazione non poggia su alcuna prova concreta né su un ragionamento logico coerente, risultando quindi una semplice ipotesi».
La Cassazione ha inoltre sottolineato come l’ordinanza impugnata presenti «un impianto motivazionale frammentario, compromesso dalla mancata analisi di numerosi elementi della difesa, rimasti senza adeguate risposte». Una valutazione che, secondo il legale di Cipriano, potrebbe aprire a nuovi scenari processuali.
«Siamo estremamente soddisfatti dell’esito ottenuto in Cassazione», ha dichiarato l’avvocato Annunziata. «Le nostre argomentazioni sono state pienamente accolte: la Corte ha evidenziato le debolezze del quadro accusatorio, che avevamo già segnalato sin dalle fasi iniziali del procedimento. Continuiamo a sostenere con fermezza l’estraneità del mio assistito rispetto ai fatti contestati».
Cipriano, nel frattempo, ha già trascorso cinque mesi in regime di alta sorveglianza presso il carcere di Reggio Calabria. La vicenda riaccende il dibattito sull’utilizzo della custodia cautelare in assenza di un processo definito, con molte voci che chiedono un riesame delle modalità di applicazione della misura più afflittiva prevista dal nostro ordinamento.
©Riproduzione riservata