Felitto: «questi signorotti locali stanno smantellando ciò che di “storico” rimaneva ancora a Felitto»
| di RedazioneArriva in redazione la segnalazione di una nostra lettrice di Felitto (che chiede di rimanere anonima) sconvolta dallo “smantellamento” del centro storico del proprio borgo.
Di seguito la lettera:
Ogni pietra di questi vicoli fiabeschi venne deposta seguendo l’ordine architettonico degli avi che le ordinarono per un disegno preciso affinché ci portassero sempre alla via del pomerio.
La physis dei nostri primi filosofi si respirerebbe ancora se dei salariati comunali non avessero deciso di cancellare in una passata veloce di ruspa il lavoro fatto dai primi artisti muratori della storia.
Con la voracità propria di chi vuole occultare o di chi tenta di finire prima che qualcuno possa accorgersene questi signorotti locali stanno smantellando ciò che di “storico” rimaneva ancora a Felitto.
Ogni pietra che se ne va si porta via una parte della nostra memoria; recuperare non vuol dire cancellare e ricostruire, ma a questi scempi siamo stati già abituati dall'”attento” lavoro di restauro che ci venne proposto nel 2009 quando il nostro meraviglioso Mastio venne reso un’autentica opera d’arte moderna, già… le pietre vennero rimontate seguendo l’ordine di non so quale schema d’arte medioevale, per non parlare del “calaturo”, secondo la maggior parte degli interpellati ciò che rendeva l’arco triangolare era stata la caduta della pietra centrale e non un disegno precedente volto a gettare olio bollente su chi osava attaccare la fortezza di Felitto.
Mah… pure questa è storia!
Tutto ciò mi fa rabbrividire, passeggio sempre più inorridita, alle colate sporadiche di cemento ci avevo fatto gli occhi col passare del tempo e poi il cemento piano piano si può sempre e comunque rimuovere ma i vicoli non torneranno mai più quelli di prima, le rocce devastate non si ricostituiranno con un po’ di colla ad alta tenuta e soprattutto ciò che una volta era in perfetta simbiosi con la natura sparirà, ciò che potevamo considerare cultura si annienterà in un battito di ciglia e la nostra memoria sarà più labile del fuoco di un fiammifero.
Mi chiedo che fine abbia fatto la mia gente, quella che pur di rendere la terra libera si lasciò uccidere da schiere di Savoiardi, mi chiedo che fine abbiano fatto i posteri di Tardio e della sua banda che trovava uomini anche qui.
Tutto è finito ed il Cilento non ha più eroi, nessuno che si metta in gioco per difendere il bene più grande quello della Patria, la propria terra è qualcosa di incommensurabilmente prezioso, bisognerebbe difenderla ad ogni costo e da qualsiasi insidia.
Oggi viene venduta all’acquirente che fissa il prezzo più alto, viene denigrata come la terra più arida e persino chi si definisce amante del proprio paese sarebbe disposto ad emigrare in cambio di un modesto stipendio.
Ora come ora il nome Cilento evoca soltanto l’atroce omicidio di Angelo Vassalo, evoca soltanto il rindondare di una condanna, ossia quella vergogna inespugnabile dell’essere figli di briganti, figli di emigranti, figli di cittadini del Sud…
Io però non posso tacere, non vorrei mai dovermi pentire di essere parte di questa gente che si appresta a macellare la propria storia.
Firmato
Una felittese
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