Una novella cinquecentesca ambientata a Lentiscosa

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Una novella cinquecentesca ambientata a Lentiscosa

di Angelo Gentile

Giuseppe Maria Bandello (Castelnuovo Scrivia, Alessandria 1485- Agen, Francia 1561),  fu vescovo cattolico, novelliere rinascimentale prolifico con all’attivo 214 novelle. Non esiste una cornice come fu per Boccaccio, ma ogni novella è fine a se stessa, preceduta da un’introduzione dedicatoria a un noto personaggio dell’epoca a cui l’Autore dedica la narrazione. L’ambientazione di ogni racconto è il più vario, abbracciando località famose o sconosciute di tutta Italia, incontrate nei tanti viaggi in più parti della penisola, prima al seguito dello zio Vincenzo, generale dei domenicani che visitò molti conventi sparsi in tutt’Italia, poi ospite di varie famiglie di cui godeva la stima e la protezione. Tra i tanti nomi Sforza, D’Este, Gonzaga, Farnese, Sanseverino, Fregoso, D’Aragona, re Francesco I di Francia, Macchiavelli, Giovanni delle Bande Nere. Infatti, benchè monaco condusse una vita non proprio monastica, anzi mondana. Gli stessi protagonisti dei racconti sono molto vari, tra i temi trattati l’amore con particolari che lasciano, a volte, interdetti dato che l’Autore era un religioso e poi addirittura vescovo. Come mai La novella L, dedicata al giureconsulto Girolamo Archinto di Milano, è ambientata a Lentiscosa? Come ha conosciuto il paese che lui chiama “Villa”? chi gli ha raccontato la storia dei due giovani protagonisti lentiscosani? Ha incontrato tantissimi personaggi chi poteva avergli narrato l’avventura di Petriello e della sua amata che poi lui ha magnificamente esposta? Quando è successa la vicenda?

Queste domande trovano utili risposte conoscendo le circostanze storiche del Regno di Napoli in generale e di Lentiscosa in particolare, nonché altri fatti che riguardano personaggi nazionali.

Come e dove e quando Matteo Bandello ha conosciuto l’avventura straordinaria dei due giovani lentiscosani? Lentiscosa ricade nella diocesi di Policastro Bussentino, i vescovi che hanno conosciuto l’avventura di Petriello possono essere diversi, ma si può restringere il cerchio a tre nomi: Fabio o Fabrizio Arcella (vescovo dal 1537 al 1542); Umberto Gambara ( dal 1542 al 1543) e Nicola Francesco de Missanello (dal 1543 al 1577). Si scartano altri nomi per due motivi, il primo è l’anno di pubblicazione delle Novelle prima cioè della morte dell’Autore (1561), il secondo è la morte di Girolamo Archinto a cui è dedicata la novella L, avvenuta nell’anno 1542. Dalle parole nella lunga dedica si capisce che era in vita, quindi l’anno da ricercare è  prima del 1542. Qualcuno potrebbe obiettare “perché il vescovo doveva conoscere l’evento?” L’avventura di Petriello si svolge nel corso di più anni in terra dei Mori, cioè tra infedeli, musulmani e  la Chiesa e i suoi rappresentanti erano tenuti ad indagare, a chiedersi come si erano svolti i fatti, come mai gli sposi erano stati liberati. Avevano abiurato la fede cristiana? Quali i rapporti con i seguaci di Allah? Perché erano stati liberati e con ricchezze? Era pertanto obbligatoria l’indagine conoscitiva del prelato responsabile della diocesi di Policastro. Dei tre vescovi del Golfo il più probabile è Nicola Francesco de Missanello perché prima è stato procuratore (era anche parente) per Policastro del vescovo Arcella e poi vescovo della stessa diocesi lui stesso. Inoltre conobbe bene la popolazione di Lentiscosa, anzi fece arrestare alcuni benestanti colpevoli di aver mangiato carne nel giorno della vigilia di S. Lorenzo ( vedi in proposito la mia ricerca “Santa Rosalia e Lentiscosa” ). Missanello frequentò a lungo i circoli bene di Napoli. Tra gli esponenti della nobiltà partenopea conobbe i Caraccioli (abitava con Arcella nel loro palazzo), i Carafa, i Sanseverino, i Di Sangro (baroni di Camerota e parenti sia di Arcella che di Missanello), il governatore di Camerota Antonio de Florio. Il Bandello frequentò questi personaggi come altri nel resto d’Italia ed è facile immaginare che negli incontri possa aver saputo dell’avventura di Petriello, o dai Di Sangro o da De Florio o da Arcello- Missanello trattandosi di una faccenda a dir poco straordinaria vuoi per l’amore dimostrato dallo sposo vuoi per come era finita l’avventura. Fatti straordinari se si tien conto che i corsari rapinavano per fare bottino e subordinatamente per fare proseliti. Solo pagando belle cifre qualcuno poteva essere liberato dalla schiavitù, questo è un fatto ben conosciuto e studiato dagli storici europei. La nostra costa è stata bersagliata per decenni dai barbareschi e le torri costiere che si alternano lungo la bellissima costa ne sono una testimonianza tangibile.  La nobiltà e l’alto clero frequentavano i circoli a Napoli è un fatto sicuro, anzi il Missanello fu anche in epoca successiva (1564) sottoposto all’Inquisizione per sospetta superficialità proprio verso gli eretici del Golfo di Policastro e di Napoli  e si salvò solo con l’abiura.  Questi circoli non erano nient’altro che salotti di nobili ove gli ospiti s’intrattenevano discorrendo amabilmente, era un’abitudine diffusa anche se ristretta alla nobiltà e al clero, uno svago in cui circolavano storie vere o anche storielle curiose. Penso che la strana avventura capitata a Petriello sia circolata in quei salotti bene napoletana dove erano anche presenti nobili della nostra terra: i Di Sangro, i Carafa, i Missanello, i De Florio, i Sanseverino.

Esisteva nel Seicento una famiglia a Lentiscosa, De Petruccio, erano discendenti di Petriello della novella? A questo quesito non è al momento possibile rispondere.

Ecco la Novella L.  nell’edizione del 1554. E’ quella originale.

Angelo Gentile – nato a Lentiscosa, già docente di Italiano e Storia e dirigente scolastico, ha pubblicato le seguenti ricerche archivistiche: Le industrie tessili nella Valle dell’Irno: i fondatori, le maestranze. Salerno, 1974; Il santuario di S. Rosalia, storia e leggenda; Salerno 1983; Tra Capo Infreschi e Capo Palinuro; Salerno 1984; Caselle in Pittari: un paese una storia; Salerno 1984; Marina di Camerota; la perla del Cilento; Salerno 1988; Lentiscosa, tutte le chiese; edito in S. Gerardo Maiella (Av) 1997; Excursus storico; Salerno 1998; Morigerati; commissionato da Comitato Parchi Nazionali, Salerno 2001. Santa Rosalia e Lentiscosa, storia civile e religiosa di un paese del Cilento, Salerno, 2008; l’ultimo libro è “La banda Marino, la rivolta antiunitaria nel Cilento tra conquista coloniale, rivolta popolare e brigantaggio”, D&P editori, luglio 2019.

Gli altri articoli dell’autore
Morigerati: tra vie istmiche, monaci basiliani e rito greco ortodosso;
La nascita di Marina di Camerota

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