Un’odissea per un punto di sutura a un bambino, la mamma denuncia: «Tutti devono sapere»

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Un’odissea per un punto di sutura a un bambino, la mamma denuncia: «Tutti devono sapere»

Un bambino in vacanza a Marina di Camerota «cade accidentalmente mentre gioca con lo zio e si procura una ferita alla testa», quanto raccontano i familiari. E’ sera, sono le 23. Dalla ferita scorre sangue e c’è bisogno di un medico. La famiglia cerca di tranquillizzare il bambino, lo fanno salire in macchina e si dirigono verso la guardia medica del paese. La mamma di Giuseppe si chiama Angela Olino. Sono di Caserta e hanno scelto il Cilento per trascorrere le vacanze estive. Alloggiano in un residence di via Sirene. E’ lei a raccontare tutto al giornaledelcilento. La famiglia raggiunge il presidio, in località porto. «Appare una donna bionda che si spaccia per dottoressa – racconta Angela – ma non ha nessun cartellino che può attestare quel titolo e nemmeno un camice bianco». Il bambino ha tre anni e mezzo, capelli ricci e «si comporta benissimo nonostante la ferita», dice ancora. Il presunto medico lo controlla e afferma: «C’è bisogno di un punto di sutura, ma noi non possiamo applicarglielo». 

A questo punto Angela chiede spiegazioni, ma la donna bionda della guardia medica invita la famiglia a «raggiungere il Saut di Palinuro», aggiunge. La mamma, racconta di avere chiesto il numero di telefono del Saut in modo da verificare se almeno lì potranno guarire la ferita di Giuseppe, ma l’interlocutore che ha di fronte «fa spallucce, come per dire il numero non lo conosco». Il tempo scorre, è mezzanotte. «Abbiamo deciso di risalire in macchina e raggiungere il Saut di Palinuro – continua a raccontare la mamma – anche se siamo rimasti meravigliati dall’inefficienza della guardia medica di Marina di Camerota». Ma al Saut la situazione non sarebbe molto differente, stando al racconto. «Sono apparse due persone anziane – dichiara Angela – e non erano medici di guardia, ma semplicemente l’autista e il barellista dell’ambulanza». Niente da fare nemmeno qui. Giuseppe è in braccio allo zio che gli tampona la ferita con un fazzolettino di carta. «E’ stanco». La famiglia «è spaesata», non sa a chi rivolgersi. E’ mezzanotte e mezza. Dal Saut di Palinuro c’è un’unica soluzione: raggiungere l’ospedale ‘San Luca’ di Vallo della Lucania. Un’odissea per un punto di sutura. Ma non c’è altra scelta. La famiglia di Giuseppe è diretta verso il pronto soccorso del nosocomio cilentano. Giunge a Vallo della Lucania dopo 40 minuti di automobile. L’una di notte è già passata. Giuseppe viene immediatamente curato e sulla fronte gli viene applicato il punto di sutura. Dieci minuti di intervento: è tutto ok.
«A Vallo della Lucania si sono comportati in modo egregio – racconta ancora Angela Olino – anche se il medico di turno ci ha detto che c’è poco personale nella struttura e che i disagi sono aumentati con la chiusura del presidio ospedaliero di Agropoli». Poi, la donna, cambia tono e denuncia: «Mi sono rivolta al giornale del Cilento perchè voglio che questa vicenda venga letta da tutte le persone che vengono in vacanza a Camerota e Palinuro. E’ una vergogna, in un centro turistico come questo non esiste un presidio serio che possa garantire sicurezza ai turisti, ma anche ai residenti. E se mio figlio avesse avuto bisogno di dieci punti di sutura? Come andava a finire questa storia? Quanto sangue avrebbe perso prima di arrivare a Vallo della Lucania?». «Sono una blogger – rivela la donna – e appena tornerò a casa racconterò la mia storia attraverso il mio portale. Voglio far conoscere a tutti questo schifo».

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