Mastrogiovanni, conferenza stampa

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Mastrogiovanni, conferenza stampa

«L’Asl dovrebbe far partire un’indagine amministrativa interna e quindi agire di conseguenza. C’è una sentenza definitiva con accertamento di responsabilità grave nei confronti dei medici». A dirlo è Caterina Mastrogiovanni, cugina e avvocato della famiglia di Franco Mastrogiovanni, nel corso della conferenza stampa che si è svolta domenica mattina presso lo studio legale Loreto D’Aiuto a Vallo Scalo, per discutere del dispositivo della sentenza pronunciata dalla V Sezione della Cassazione che, in via definitiva, condanna i medici e gli infermieri del reparto psichiatrico dell’ospedale San Luca di Vallo della Lucania ritenuti responsabili della morte del maestro elementare di Castelnuovo Cilento, Franco Mastrogiovanni, avvenuta nell’estate del 2009 nel nosocomio vallese dopo oltre 80 ore di contenzione ininterrotta, legato mani e piedi ad un letto.

Per la sua morte sono stati condannati per il sequestro di persona in via definitiva sia i medici che gli infermieri, tutti con pene sospese perché inferiori a due anni (gli infermieri a 7 e otto mesi) ma nessuno andrà il carcere. Pene inferiori perché il reato di morte come conseguenza di altro reato è andato in prescrizione. I familiari, gli avvocati e il Comitato Giustizia e Verità per Mastrogiovanni però non si arrendono e chiedono che sia l’Asl a prendere provvedimenti nei confronti dei sanitari. «Un altro medico è coinvolto in altre due vicende processuali analoghe a questa», sottolinea l’avvocato Mastrogiovanni. «L’ospedale è un luogo di cura, non un carcere. Franco è stato legato mani e piedi per 84 ore – spiega Giuseppe Galzerano, del Comitato Verità e Giustizia che rivela un particolare emerso solo negli ultimi giorni – Sono stato contattato su Facebook da una persona che si dice amico di Franco ed è di Napoli. Ha spiegato che lo conosceva da molto tempo e nella settimana precedente al Tso era stato perseguitato da qualcuno del posto: lo provocavano, gli lasciavano bigliettini sulla macchina in cui gli intimavano di andare via»

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