C’è un filo sottile che attraversa tutta la narrativa di Assunta Orlando: quello della vita reale, delle fragilità umane, delle emozioni che restano incise nel tempo. Con il suo nuovo romanzo, Quello che resta, l’autrice torna a raccontare l’animo femminile con la delicatezza e l’intensità che da sempre contraddistinguono la sua scrittura.
La protagonista è Valeria, una donna che affronta la vita con coraggio e determinazione, cresciuta troppo in fretta nel dolore. Dopo la morte del marito, vive per le sue due figlie, tra sacrifici quotidiani e un equilibrio sempre precario. Ma quando un lutto inaspettato travolge ancora una volta la sua esistenza, tutto sembra andare in frantumi. La perdita, le colpe taciute, la rabbia e il rimorso diventano compagni di un viaggio interiore verso un’unica, fragile possibilità: ricominciare.
“La strada era ancora lì e lei doveva percorrerla, trovare il coraggio di attraversare il suo dolore. Aprì la porta e restò sull’uscio a contemplarla prima di entrare. Ci sono profumi che ti camminano dentro, silenzi che ti tolgono il respiro, nostalgie che atterrano nel cuore e specchi che riflettono un passato accantonato.”
Orlando scava nelle pieghe più intime dell’animo umano, offrendo una riflessione profonda sull’amore materno, sul perdono e sulla resilienza. Quello che resta è sì la storia di una donna ferita, ma anche un invito a guardare avanti, a non smettere di credere nella possibilità della rinascita, anche quando tutto sembra perduto.
Nata a Porto Alegre (Brasile) nel 1961, Assunta Orlando vive oggi nel basso Cilento. Laureata in psicologia, si definisce “una scrittrice per caso”, ma i suoi romanzi — tutti ispirati da storie vere — hanno conquistato un pubblico sempre più ampio per la capacità di coniugare empatia e verità narrativa. Ha esordito nel 2013 con Batti un colpo (NeP edizioni), seguito da Ci penserò domani (2014), Sarà per te (2015), Il viaggio (2016), Che Dio ti benedica (2021), ALESSAndrina (2022) e Un posto per me (2023).
Con Quello che resta, Assunta Orlando firma forse la sua opera più matura: un romanzo che parla di assenze e ritorni, dolori indicibili e speranze che resistono.
