C’è un movimento silenzioso che sta cambiando il modo di viaggiare. Non ha il ritmo frenetico delle metropoli né l’ansia di collezionare mete da esibire sui social. È il turismo slow, la forma più gentile e consapevole di esplorare un territorio, e oggi rappresenta una delle tendenze più forti nel mondo del viaggio sostenibile.
Il principio è semplice: viaggiare piano per vedere meglio. Riscoprire strade secondarie, fermarsi nei borghi dimenticati, attraversare parchi nazionali a piedi o in bicicletta, scegliere strutture che rispettano l’ambiente e abbracciare un ritmo più umano. Una filosofia che si oppone all’idea del turismo mordi e fuggi, spesso responsabile dell’overtourism che consuma i luoghi invece di valorizzarli.
Cammini e ciclovie: il ritorno al passo umano
Negli ultimi anni, i grandi cammini italiani hanno registrato una crescita esponenziale. La Via Francigena, il Cammino dei Briganti, la Via degli Dei, il Cammino di San Nilo nel Cilento, così come decine di altri percorsi minori che attraversano Appennini, coste e vallate, stanno attirando viaggiatori da tutto il mondo.
Il motivo? Camminare permette di immergersi davvero nei territori, di incontrare chi li abita, di scoprire usanze, sapori e paesaggi che spesso restano invisibili a chi viaggia in auto. Allo stesso modo, stanno crescendo le ciclovie, come la Ciclovia del Sole o la Ciclovia dei Borboni, che trasformano il viaggio in un’esperienza attiva e a impatto ambientale quasi nullo. O la Via Silente che attraversa in bici il Cilento.
Parchi nazionali e aree protette: la natura come maestra
Il turismo slow trova un alleato naturale nei parchi italiani, luoghi dove la biodiversità è protagonista e dove la lentezza diventa un valore aggiunto. I parchi nazionali del Pollino, del Gran Paradiso, del Vesuvio o del Cilento Vallo di Diano e Alburni – solo per citarne alcuni – stanno investendo in sentieri attrezzati, visite guidate, osservatori faunistici e attività educative che coinvolgono famiglie, scuole e viaggiatori attenti all’ambiente.
In queste aree, il turismo non è invasivo: è rispettoso. L’obiettivo non è “consumare” la natura, ma ascoltarla, osservarla, apprendere.
I borghi che rinascono grazie al turismo lento
Molti borghi italiani, soprattutto nell’Appennino e nelle zone interne del Sud, devono molto a questo nuovo modo di viaggiare. Dove un tempo si parlava di spopolamento e chiusura delle attività, oggi si registrano piccole rinascite: botteghe artigiane riaperte, agriturismi sostenibili, guide escursionistiche, laboratori culturali, ostelli diffusi e iniziative legate ai prodotti locali.
Il viaggiatore slow non cerca souvenir “da vetrina”: preferisce portare via un formaggio comprato dal pastore, un olio prodotto da ulivi secolari, una ceramica lavorata a mano. Così facendo, l’economia resta nel territorio, rafforzando una filiera corta che protegge l’identità dei luoghi.
Un turismo che aiuta l’ambiente
Viaggiare lento significa anche ridurre l’impronta ecologica: meno automobili, meno inquinamento, più attenzione al consumo di risorse. Le strutture che ospitano questo tipo di viaggiatori spesso utilizzano energia rinnovabile, limitano gli sprechi, promuovono l’uso dell’acqua in modo responsabile e privilegiano prodotti locali e stagionali.
Secondo numerosi studi, il turismo sostenibile è oggi uno dei settori con maggior potenziale di crescita e uno dei più efficaci nel contrastare il degrado ambientale, proprio perché incentiva pratiche virtuose e crea un legame diretto tra chi visita e chi abita i luoghi.




