20 Novembre 2025

QR code nei musei d’Italia: la rivoluzione digitale che non è più solo un “codice quadrato”

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QR code nei musei d’Italia: la rivoluzione digitale che non è più solo un “codice quadrato”

Nel 2025, il QR code nei musei italiani non è più un semplice vezzo tecnologico: è diventato uno strumento strategico per la valorizzazione del patrimonio culturale, grazie a progetti finanziati dal PNRR, iniziative regionali e collaborazioni con startup innovative. Ecco come l’Italia sta trasformando i piccoli codici bidimensionali in una porta verso il passato.

Digitale + Cultura: la spinta del PNRR

Al centro della rivoluzione tecnologica c’è il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Una delle misure chiave è dedicata proprio alla digitalizzazione delle collezioni di musei, archivi e biblioteche, con un budget di 500 milioni di euro stanziato dal Ministero della Cultura. 

Questo fondo finanzia iniziative che includono anche l’etichettatura con QR code, per rendere le opere più “leggibili” in chiave digitale.

Tra i bandi attuali, spicca quello promosso dall’ANCI Sicilia, che ha ricercato partner per installare QR code in diversi musei comunali entro la fine del 2025.  L’obiettivo? Non solo raccontare il patrimonio artistico, ma anche formare i referenti museali su come gestire e aggiornare contenuti digitali.

Innovazione nei musei: quando il QR Code diventa audioguida

In Liguria, ad esempio, cresce l’adozione di QR code multimediali nei musei. Questa tecnologia permette di offrire audioguide digitali senza la necessità di apparecchi dedicati: i visitatori scansionano il codice con il proprio smartphone e accedono a registrazioni audio, video o immagini.  È una soluzione semplice ma molto potente, soprattutto per piccoli musei con risorse limitate: consente una fruizione più ricca e accessibile, abbattendo barriere economiche e logistiche.

Startup e tecnologia museale: il contributo di Skylab Studios

Tra le aziende italiane che stanno spingendo l’innovazione museale, Skylab Studios occupa un posto di rilievo. La società utilizza QR code (e anche chip NFC) per creare schede interattive che raccontano la storia delle opere esposte, integrando testi, audio e video.  Progetti come il tour virtuale di Villa Torlonia dimostrano come la tecnologia possa rendere “visibile l’invisibile”: dettagli, citazioni, retroscena, tutto accessibile con un semplice gesto sullo smartphone.

Digitalizzazione, ma non omologazione

Nonostante i progressi, il panorama resta disomogeneo. Secondo un’analisi recente, solo circa il 28% dei musei italiani utilizza QR code o tecnologie simili per supportare la visita, mentre gran parte delle strutture fatica ad avere una rete Wi‑Fi stabile.  Questo gap non è solo tecnologico: spesso riflette differenze di budget, risorse umane e capacità progettuale tra grandi musei nazionali e piccole realtà locali.

Il QR code non è soltanto uno strumento di arricchimento culturale: può favorire l’accessibilità, collegandosi a misure di inclusione previste dai bandi PNRR. In uno dei progetti attuali per musei provinciali, ad esempio, è prevista la creazione di “kids corner” e di allestimenti pensati per persone con disabilità cognitive, con QR code che forniscono contenuti simplificati o narrativi.  Inoltre, recenti avvisi pubblici chiedono soluzioni per rimuovere le barriere fisiche e cognitive nei musei, grazie a tecnologie digitali come i QR code. 

Foto tratta da qui https://arweb.it/qr-code-nei-musei-con-realta-aumentata/

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