Il Tribunale Penale di Vallo della Lucania, con sentenza depositata il 19 novembre 2025, ha assolto con formula piena un noto professionista 64enne residente a Castellabate, imputato del reato di maltrattamenti in famiglia aggravati da futili motivi.
La decisione – che ha tenuto col fiato sospeso una parte della comunità di Castellabate, il borgo noto in tutta Italia per “Benvenuti al Sud “- è stata pronunciata dal giudice monocratico Dr. Domenico Valerio Ragucci e chiude un procedimento, durato circa 5 anni, avviato a seguito di un capo d’imputazione particolarmente severo, in cui l’uomo era stato descritto come responsabile di condotte abitualmente violente, umilianti e tali da imporre un presunto sistema di vita vessatorio alla moglie.
Il giudice ha chiarito in sentenza che l’istruttoria dibattimentale non ha offerto alcun elemento idoneo a sostenere l’accusa: non sono emersi episodi violenti riconducibili al paradigma dell’art. 572 c.p.; non vi è traccia di abitualità o unidirezionalità delle condotte; la persona offesa non ha mai riportato né descritto situazioni di abituale reiterazione di comportamenti violenti o minacciosi; l’istruttoria dibattimentale non è riuscita a dimostrare la realizzazione del reato di maltrattamenti in famiglia.
Per il Tribunale, la vicenda rappresenta una fase di tensione familiare, non un sistema di vita oppressivo o violento.
Il ruolo della difesa
La difesa, affidata all’Avv. Alvaro Tortora del Foro di Vallo della Lucania, ha ricostruito l’intera vicenda dimostrando come i fatti fossero il risultato di un periodo di particolare fragilità emotiva all’interno della famiglia, nel quale la percezione soggettiva aveva temporaneamente alterato la lettura della realtà.
Nell’arringa conclusiva, l’Avv. Tortora ha richiamato i più recenti orientamenti della Corte di Cassazione, secondo cui la conflittualità reciproca, episodica e priva di un disegno di dominio, non integra il reato di maltrattamenti.
La narrazione accusatoria, ha sottolineato la difesa, non era sostenuta da alcun fatto concreto.
La dichiarazione dell’Avv. Alvaro Tortora
«Questa sentenza — afferma l’Avv. Tortora — restituisce dignità a un uomo che per anni ha portato sulle spalle il peso di accuse non corrispondenti alla realtà. Il processo ha mostrato chiaramente che non si trattava di violenza, ma di un momento di crisi emotiva vissuto all’interno della famiglia. La giustizia ha riconosciuto ciò che sostenevamo sin dall’inizio: il fatto non sussiste. Ringrazio il Tribunale per l’attenzione e il rigore con cui è stata valutata ogni prova.»
Una vicenda umana prima ancora che giudiziaria, conclude l’Avv. Tortora: «Questa è stata prima di tutto una vicenda umana che ha coinvolto una famiglia attraversata da un periodo di forte fragilità emotiva, tensioni e incomprensioni, ma che non ha mai vissuto situazioni di sopraffazione o paura, e che oggi, con la ritrovata lucidità, ha recuperato equilibrio e rispetto reciproco. Questa decisione afferma un principio fondamentale: la giustizia deve distinguere tra conflitti familiari e comportamenti penalmente rilevanti, evitando che momenti di turbamento vengano trasformati in reati inesistenti. Il caso di Castellabate lo conferma con chiarezza: non ogni crisi è violenza, non ogni percezione è realtà. E questa, lo ha stabilito il Tribunale, era una storia di passati conflitti familiari, non di maltrattamenti.»




