Non solo cani e gatti. L’Italia sta vivendo un fenomeno crescente: sempre più persone scelgono di tenere in casa animali che domestici non sono, provenienti da habitat esotici o per nulla compatibili con la vita d’appartamento. Una tendenza che divide esperti, veterinari e associazioni animaliste, preoccupati sia per il benessere degli animali sia per la sicurezza delle famiglie.
Dalle iguane alle mini capre: quando la casa diventa un habitat improvvisato
Tra gli animali più diffusi in questa nuova ondata di “pet esotici” spiccano le iguane, spesso acquistate da piccole e ritenute erroneamente facili da gestire. L’iguana verde, ad esempio, può raggiungere i 1,5 metri di lunghezza, ha bisogno di temperature tropicali, lampade UVB e spazi molto ampi. Condizioni difficili da garantire in un normale appartamento.
Accanto a loro ci sono:
Pitone reale – tranquillo ma pur sempre un serpente, richiede terrari riscaldati e rigide condizioni ambientali. Pogona vitticeps (drago barbuto) – un rettile desertico sempre più “di moda”, ma che necessita di terrari professionali e dieta specifica. Furetti – veri e propri acrobati domestici: intelligenti, giocosi, ma anche mordaci e difficili da gestire senza un adeguato addestramento. Scinchi, gechi e camaleonti – spesso acquistati per curiosità, ma estremamente delicati. Ricci africani domestici – considerati “carini e piccoli”, sono invece animali notturni, schivi e non fatti per essere manipolati. Mini-maiali – arrivati in Italia sulla scia di mode americane, restano comunque suini: crescono più di quanto si pensi e vivono anche 15 anni. Ara e pappagalli esotici – bellissimi, longevi (fino a 60 anni) e incredibilmente rumorosi: richiedono spazi, attenzione e stimoli costanti.
Le scelte più rare (e sorprendenti) degli italiani
Tra i casi meno comuni — ma reali — che veterinari ed enti di soccorso registrano in Italia figurano:
Volpi artiche o rosse allevate come pet (richiedono permessi e sono animali selvatici a tutti gli effetti). Coati e kinkajou — piccoli mammiferi sudamericani, molto vivaci e per nulla gestibili. Suricati — adorati per film e cartoni, ma impossibili da gestire senza un gruppo sociale e spazi ampi. Tartarughe alligatore — pericolose e vietate: alcuni esemplari vengono ancora trovati nei giardini privati. Scimmie e primati — illegali in molti casi, spesso provenienti dal traffico internazionale.
Perché lo fanno? Fascino dell’esotico e… molta disinformazione. Secondo i veterinari comportamentalisti, alla base delle scelte più estreme c’è una miscela di: curiosità e moda, alimentata dai social; sottovalutazione del reale impegno richiesto; mancanza di conoscenze scientifiche sulle esigenze degli animali; idea di unicità (“voglio un animale diverso dagli altri”).
Un universo variegato, insomma, quello degli animali “non domestici” che finiscono nelle case degli italiani, spesso per fascino dell’esotico, talvolta per impulso, quasi sempre per scarsa consapevolezza delle reali necessità di questi esseri viventi. Iguane che richiedono clima tropicale, serpenti che necessitano di terrari complessi, piccoli mammiferi sudamericani inadatti alla vita solitaria, pappagalli lunghissimi da gestire o perfino primati provenienti da traffici illeciti: sono storie che veterinari e associazioni conoscono bene, e che spesso si concludono con abbandoni, sequestri o recuperi d’emergenza.
Il fenomeno, alimentato dai social e dal desiderio di possedere qualcosa di “diverso”, si scontra con la realtà di animali che non sono né giocattoli né oggetti da esposizione, ma creature dotate di esigenze specifiche e complesse. E mentre le normative cercano di rincorrere mode e abitudini sempre più imprevedibili, resta un punto fermo: adottare un animale implica una responsabilità profonda, che non può prescindere dalla conoscenza del suo benessere e del suo habitat naturale. Perché la vera unicità non sta nel possedere l’insolito, ma nel rispettare ciò che si sceglie di accogliere.
Foto tratta da qui https://www.diregiovani.it/2019/05/22/254723-maiale-mini-pig.dg/amp/




