23 Novembre 2025

Il decreto‑cittadinanza, una riforma urgente che cambia le regole dello ius sanguinis

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Il decreto‑cittadinanza, una riforma urgente che cambia le regole dello ius sanguinis

L’Italia ha introdotto un decreto‑legge che apporta modifiche importanti alla normativa sulla cittadinanza, con misure considerate urgenti per aggiornare lo ius sanguinis e rafforzare i legami con la comunità nazionale. Si tratta del D.L. 36/2025, approvato dal Governo e già in vigore, che segna una svolta sul fronte dell’integrazione civile.

Cosa prevede il decreto‑legge

Il decreto stabilisce nuove regole per la concessione della cittadinanza italiana ai nati all’estero, mantenendo il principio dello ius sanguinis ma collegandolo più strettamente a “vincoli effettivi e attuali” con il territorio nazionale. Le modifiche non cancellano il principio essenziale di discendenza, ma introducono condizioni che legano la cittadinanza alla reale appartenenza alla comunità italiana. 

In particolare, il decreto prevede che chi è nato all’estero da genitori italiani e non ha mai avuto cittadinanza italiana potrà ottenere il riconoscimento solo se dimostra un rapporto concreto con l’Italia. Questa misura punta a privilegiare l’integrazione effettiva rispetto a situazioni strettamente “di diritto”.

Perché è considerata una riforma urgente

Secondo il Governo, la riforma era necessaria per aggiornare una legge che risale al 1992 (la legge n. 91), che regolava la cittadinanza con criteri molto “di sangue” ma poco legati all’effettiva presenza e partecipazione degli italiani nel mondo. 

Inoltre, il decreto è stato pensato per ridurre il numero di domande di riconoscimento “automatico” e dare priorità a chi ha un vero legame con l’Italia, sia culturale sia pratico. Per le autorità, l’urgenza nasce anche dal desiderio di allineare la cittadinanza a un concetto di identità più moderno e dinamico.

Critiche e preoccupazioni

La riforma non è passata senza polemiche. Da una parte, chi sostiene una stretta sull’accesso alla cittadinanza vede nel decreto un modo per garantire che l’Italia resti legata alla sua comunità storica. Dall’altra, associazioni per i diritti civili e alcuni partiti temono che la nuova norma possa escludere giovani nati all’estero che, pur avendo genitori italiani, non soddisfano i “vincoli” richiesti.

Alcuni critici dicono che le regole più rigide potrebbero rappresentare una barriera per chi vive all’estero, soprattutto per le seconde generazioni, e che ciò potrebbe delegittimare aspirazioni di cittadinanza che sono più che legittime. Inoltre, il requisito del legame “effettivo” con l’Italia potrebbe essere interpretato in modo molto restrittivo.

Prospettive e impatti

Se il decreto sarà confermato definitivamente in legge (entro i 60 giorni previsti), potrebbe avere un impatto significativo sul modo in cui decine di migliaia di persone ottengono la cittadinanza italiana. Anche le domande già presentate potrebbero essere influenzate dalle nuove disposizioni.

In prospettiva, questa riforma potrebbe ridefinire il concetto di appartenenza nazionale: non più solo un legame di sangue, ma anche un legame concreto con l’Italia contemporanea, fatta di cultura, partecipazione e presenza reale.

Resta da vedere come il Parlamento modificherà il testo in sede di conversione e se le critiche delle opposizioni porteranno a soluzioni più equilibrate. Ma una cosa è certa: il D.L. 36/2025 segna una svolta profonda nel dibattito sulla cittadinanza.

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