1 Dicembre 2025

Nuova legge sul Femminicidio: il diritto penale si piega alle necessità di immagine sociale?

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Nuova legge sul Femminicidio: il diritto penale si piega alle necessità di immagine sociale?

L’avvocato Simone Labonia elabora un commento sulle perplessità espresse da numerosi “addetti ai lavori”, in merito all’effettiva valenza della novità legislativa!

La nuova legge sul femminicidio, salutata da alcuni come un passo decisivo nel contrasto alla violenza di genere, sta generando un dibattito intenso e spesso polarizzato.
Da più parti, “soprattutto tra giuristi e operatori del diritto”, emerge una critica ricorrente: si tratterebbe più di uno “slogan politico” travestito da innovazione normativa, che di un reale avanzamento nella tutela delle vittime. La ragione principale starebbe nel fatto che la legge, pur enfatizzata mediaticamente, non introduce strumenti nuovi rispetto al già ampio arsenale repressivo previsto dal codice penale e dalle normative speciali degli ultimi anni.

Negli ultimi due decenni il legislatore italiano è intervenuto più volte sul tema della violenza domestica e di genere, inserendo misure cautelari rafforzate, aggravanti specifiche, procedure accelerate e strumenti di prevenzione, come l’ammonimento del questore.
La nuova legge, tuttavia, sembrerebbe limitarsi a riorganizzare quanto già esiste, ribadendo concetti noti e inserendo formule che hanno più sapore simbolico che operativo. Il rischio sarebbe quello di duplicare norme, generare incertezza applicativa e soprattutto non incidere sulle vere criticità, quali la formazione degli operatori, i tempi della giustizia e strutture di protezione realmente efficaci.

L’aspetto più controverso riguarda però la “centralità del sesso della vittima” come elemento qualificante del reato.
Se da un lato è comprensibile l’intento politico di sottolineare la gravità sistemica della violenza contro le donne, dall’altro si solleva una questione di coerenza con i “principi generali del diritto penale”, tradizionalmente fondati su condotta, nesso causale e dolo e non sulle caratteristiche personali della vittima. Alcuni penalisti temono che si scivoli verso un sistema emotivo, dove la risposta punitiva varia non per le circostanze concrete del fatto, ma per categorie sociali che la legge vuole proteggere, con il rischio di minare il principio di uguaglianza e di personalità della responsabilità penale.

A conti fatti, la perplessità espressa da molti è se siamo davanti a un’innovazione autentica o a un tema perfetto solo per i talk show!
La percezione diffusa per molti è che la legge, più che modificare la realtà giudiziaria, risponda all’esigenza politica di mostrare fermezza su un fenomeno sociale drammatico e mediaticamente sensibile.
Il rischio paventato è che si confonda la forza di uno slogan con l’efficacia della giustizia e la centralità del diritto penale!

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