La Corte di Cassazione, con l’ordinanza del 23 ottobre 2025, ha segnato un importante punto di svolta nell’interpretazione del requisito richiesto per ottenere l’indennità di accompagnamento: la “supervisione continua” durante la deambulazione può essere considerata idonea a integrare la necessità dell’aiuto permanente di un accompagnatore, prevista dalla legge.
In concreto, i giudici hanno osservato che il rischio costante di cadute, documentato in certificazioni mediche che attestino andatura a piccoli passi, elevato rischio di cadute e necessità di vigilanza, equivale a una forma di dipendenza funzionale durante gli spostamenti.
Non è più decisivo il fatto che il soggetto sia in grado, materialmente, di compiere qualche passo: se lo fa solo sotto sorveglianza continua e non in sicurezza senza la presenza di terzi, sussiste il requisito per l’indennità.
La novità rispetto al passato è evidente. Tradizionalmente la giurisprudenza e gli uffici amministrativi tendevano a richiedere una condizione di “impotenza motoria sostanziale” o un intervento fisico permanente dell’accompagnatore: chi fosse in grado di spostarsi, seppur con difficoltà o cautela, veniva spesso escluso. L’orientamento delle Sezioni Unite odierne ribalta questo approccio restrittivo, riconoscendo il valore probatorio della documentazione che attesti la necessità di sorveglianza continua durante la deambulazione.
Dal punto di vista pratico, la pronuncia incide su valutazioni amministrative (INPS) e sulle decisioni di merito: le Commissioni e i Tribunali dovranno considerare con maggior favore la ricostruzione clinica del rischio di caduta e della necessità di vigilanza, e non potrà essere escluso il diritto all’indennità solo per la presenza di qualche residua autonomia in altre attività quotidiane.
La Corte ha infatti cassato la decisione di merito e rinviato per un nuovo esame, lasciando aperto il giudizio sulle concrete circostanze del caso.
In sintesi l’ordinanza allarga la tutela, facilita la prova della necessità dell’accompagnamento quando la documentazione medica descriva una vigilanza continua nella deambulazione, e pone un criterio più sostanziale e meno formale rispetto al passato.
Questo orientamento promette di ridurre le esclusioni basate su letture tecniche troppo rigide e di uniformare le decisioni amministrative e giudiziarie sul tema.


