A Pollica “Un mondo (è) possibile”: per una sana rigenerazione ecologica e sociale
| di Antonio Vuolo
Cinque anni di lavoro meticoloso, costante e profondamente radicato nel dialogo con la comunità: il Paideia Campus del Future Food Institute e il Comune di Pollica annunciano con orgoglio un evento straordinario che incarna e celebra tutti i valori che hanno guidato
Il 31 maggio 2025, dalle ore 20:00 nella Piazza della Cortiglia a Pollica (SA), si è tenuto l’evento conclusivo del progetto “Un mondo (è) possibile”: una cena collettiva che ha celebrato l’incontro tra culture attraverso il linguaggio universale del cibo. L’iniziativa ha coinvolto circa 320 persone, sedute attorno a una tavolata lunga 75 metri, in un momento di convivialità e condivisione. In questa occasione la comunità ha potuto degustare piatti nati dalla fusione della cucina senegalese e cilentana, con l’obiettivo di unire l’intero Mediterraneo.
Il progetto nasce da una ricerca avviata a settembre 2024 dal collettivo transdisciplinare M.I.S.T.A.K.E. sul territorio di Piazza Garibaldi a Napoli. L’esperienza e gli incontri avvenuti sul territorio e con gli abitanti hanno rivelato contatti e scambi imprevedibili evidenziati soprattutto nel miscuglio delle tradizioni alimentari provenienti da diverse culture.
Le tradizioni, gli aspetti culturali e i rituali condivisi, che prevedono il cibo, strutturano le identità delle comunità. Attraversando questi aspetti ci è possibile (ri)trovare un modo universale di stare insieme.

Il progetto è stato realizzato con la partecipazione attiva di 70 studentesse e studenti, 5 docenti, 3 associazioni, il Comune di Pollica, un team di FutureFood Institute e gli abitanti del territorio. Il culmine del progetto è stata una cena multiculturale preparata da chef e cuoche provenienti dalla comunità senegalese e cilentana, insieme a cuochi attivi nei progetti di Piazza Garibaldi a Napoli e di Future Food Institute, che hanno co-creato un menù fusion mediterraneo pensato per unire storie, sapori e identità. Nei giorni precedenti all’evento, l’invito è stato esteso a tutta la cittadinanza attraverso la distribuzione di un dolce artigianale accompagnato da una lettera di invito. Per l’occasione, le strade e la piazza di Pollica sono state allestite a festa, con bandiere e dispositivi artistici, trasformando lo spazio pubblico in un luogo di incontro e racconto collettivo.
Un mondo (è) possibile si è dimostrato non solo un titolo, ma una pratica concreta: la possibilità di stare insieme, riconoscersi diversi eppure vicini, costruendo relazioni nuove e durature partendo da ciò che ci nutre ogni giorno.
Non si è trattato solo di una presentazione, ma della messa in tavola concreta dei frutti di un lavoro di ricerca, ascolto, sperimentazione e co-progettazione nato cinque anni fa tra i borghi del Cilento antico. Un percorso iniziato dal basso, tra i sorrisi degli agricoltori, le mani sapienti delle donne custodi di saperi antichi, i giovani tornati a credere nelle loro terre. Oggi, questo lavoro prende forma in una rete che unisce salute, benessere, accoglienza e sostenibilità: i pilastri di una nuova economia territoriale ispirata alla Dieta Mediterranea come modello di Ecologia Integrale.
«Ho fortemente voluto tutto questo – dichiara Sara Roversi, fondatrice del Paideia Campus – Sin dall’inizio ho vissuto Pollica come se fosse la nostra Scuola, e ho creduto che fosse possibile immaginare un laboratorio vivente dove rigenerazione ecologica e sociale camminano insieme. Questo evento è la dimostrazione che la visione funziona, e funziona perché è nata con la comunità e per la comunità. Ogni passo fatto è stato un atto d’amore per questo territorio e una sfida concreta per immaginare un futuro più sano, giusto e sostenibile.»
Il progetto rappresenta la sintesi delle esperienze nate nei Living Lab del Paideia Campus – centro di innovazione e formazione internazionale – e si articola attorno a una strategia sistemica che coniuga innovazione sociale, rigenerazione culturale, agroecologia, turismo sostenibile, tutela ambientale e valorizzazione delle filiere agroalimentari locali, con l’obiettivo chiaro di contrastare lo spopolamento e la perdita di identità nei borghi cilentani.
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