A Stio va in scena la “Fera della Croce”: tra cultura, enogastronomia e natura

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A Stio va in scena la “Fera della Croce”: tra cultura, enogastronomia e natura

“Artigianato, enogastronomia, monumenti storici, percorsi naturalistici e paesaggi. Attraverso il viaggio tra le bellezze valorizziamo le eccellenze del nostro paese conosciuto nel mondo per la millenaria fiera della Croce”. Annuncia così, l’evento della millenaria Fera della Croce che si svolgerà, tra valorizzazione delle eccellenze artigianali ed enogastronomiche, itinerari culturali, percorsi naturalistici e rievocazioni storiche, dal 31 agosto al 2 settembre, nel comune di Stio, il sindaco della cittadina cilentana, Giancarlo Trotta.

Evento affidato alla direzione artistica del maestro Lillo De Marco, promosso dal progetto “Equinozio d’autunno incontra la Fera della Croce di Stio” e cofinanziato dal Programma Operativo Complementare POC della Regione Campania 2014-2020- linea strategica “Rigenerazione Urbana, Politiche per il Turismo e la Cultura”, che vede coinvolti sei territori cilentani, patria della Dieta Mediterranea, della storia, del benessere, dell’arte e della cultura del Mezzogiorno, ricadenti nel Parco Nazionale del Cilento Vallo di Diano e Alburni, il comune di San Giovanni a Piro (Ente capofila), il comune di Ascea, il comune di Campora, il comune di Gioi, il comune di Orria e il comune di Stio.

Fondato intorno all’anno mille, l’antico borgo cilentano di Stio è collocato in una suggestiva location sita tra la Valle dell’Alento e la Valle del Calore. Un borgo millenario Stio, la cui storia narra che nel Medioevo, nel mese di settembre, i monaci basiliani che vivevano nella cappella di Santa Maria della Croce richiamavano i pellegrini a visitare la preziosa reliquia della croce, custodita lì per volere di San Nilo, richiamo che diventava occasione di baratto, per i mercanti della seta che raggiungevano Stio per vendere il prezioso tessuto e per gli abitanti del posto per commercializzare i propri prodotti artigianali, enogastronomici e i capi di bestiame. Di lì, il nome alla fiera che da mille anni si svolge nell’antico borgo cilentano “Fera della Croce di Stio”, occasione di commercio, di scambio di notizie e progetti e di matrimoni.

“In antichità- spiega il sindaco Giancarlo Trotta – la Fera della Croce di Stio, della durata di sette giorni, era occasione non solo commerciale ma anche giuridica per il territorio dove il popolo attendeva proprio la settimana della fiera per stipulare gli atti notarili. A Stio – racconta il sindaco- i mercanti commercializzavano la seta e si rifocillavano con la carne di capra che era anticamente preparata in loco”.

Antica fiera che rivive ogni anno e che a fine agosto grazie al finanziamento della Regione Campania, vedrà il comune di Stio, in collaborazione con le associazioni del territorio, mettere in scena una rievocazione storica “ il mastro re fiera” in costumi d’epoca con musica e sbandieratori che caratterizzeranno tutto l’evento, il tutto accompagnato da tre itinerari di trekking con partenza dai comuni di Gioi, Orria e Campora che porteranno i visitatori a Stio, attraversando boschi e valli, tra paesaggi e siti di interesse storico.
Itinerari nei quali, i visitatori ammireranno la cittadina di Stio in tutta la sua bellezza con i casolari in pietra, i vecchi mulini selciati, le antiche sorgenti, attraversando le vecchie mulattiere che collegano i boschi e che caratterizzano il percorso naturalistico attraversato dai fiumi Alento e Calore fino a raggiungere il centro abitato con i suoi due centri storici di Stio e della frazione di Gorga.

“I percorsi naturalistici del progetto POC – spiega il sindaco Trotta- hanno come obiettivo la valorizzazione del nostro territorio dove è possibile ammirare la Valle dei mulini, la vecchia chiesa di San Pietro e Paolo, le sorgenti dell’Alento, il parco naturale in località Oliceto, l’anfiteatro naturale di Tortore, la quercia monumentali di nove metri di circonferenza che è possibile abbracciare in nove persone, i vicoli dei centri storici, la chiesa di San Gennaro, quest’ultimo patrono del nostro paese, e la cappella della Madonna della Sanità, quest’ultima legata alla storia partenopea napoletana”.

Un viaggio nel tempo, nella natura incontaminata, nella storia ma anche tra le eccellenze enogastronomiche quello a Stio dove è possibile degustare il fagiolo della regina, la pasta fatta a mano con i grani antichi, i cicci maretati, le castagne, gli ortaggi, le patate, la carne di capra e i formaggi. “Un viaggio a 360 gradi e che è possibile fare tutto l’anno – conclude il primo cittadino- tra enogastronomia, storia e cultura, che ai visitatori l’occasione di ritornare e vivere Stio, grazie alla collaborazione della popolazione che con grandi sacrifici danno vita al borgo e a coloro che ritornano a Stio e ne conservano memoria e antiche tradizioni”.

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