20 Novembre 2025

Abbandono di animali, crudeltà e reato: cosa prevede la legge italiana

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Abbandono di animali, crudeltà e reato: cosa prevede la legge italiana

L’abbandono degli animali non è soltanto un atto di crudeltà: in Italia costituisce un reato penale a tutti gli effetti, con un quadro normativo che negli ultimi vent’anni si è progressivamente irrigidito. Eppure, nonostante leggi più severe e una sensibilità collettiva in crescita, il fenomeno continua a essere diffuso, soprattutto nei mesi estivi.

Il quadro normativo: l’articolo 727 c.p. e le aggravanti previste

Il riferimento principale è l’art. 727 del Codice Penale, che punisce chi “abbandona animali domestici o che abbiano acquisito abitudini della cattività”.

La pena prevista è:

  • arresto fino a un anno
  • o ammenda da 1.000 a 10.000 euro.

La norma riconosce l’abbandono come una condotta idonea a far derivare sofferenza, lesioni o morte dell’animale. Proprio per questo, se dall’abbandono deriva uno stato di grave maltrattamento, può scattare anche l’art. 544-ter c.p. (maltrattamento di animali), con pene più elevate, fino a 18 mesi di reclusione.

Ulteriore aggravante è l’art. 544-bis, relativo all’uccisione di animali, che si applica nei casi più drammatici.

Numeri in crescita e un fenomeno ancora sommerso

Nonostante gli strumenti giuridici, l’abbandono rimane un reato difficile da prevenire e punire: spesso avviene di notte, in zone periferiche o su strade a scorrimento veloce.

Le associazioni stimano oltre 80.000 abbandoni ogni anno, con un picco nel periodo giugno-settembre.

Le forze dell’ordine e la polizia locale faticano a identificare i responsabili, soprattutto quando l’animale non è munito di microchip. La mancata registrazione all’anagrafe canina, anch’essa sanzionabile, è uno dei principali ostacoli nelle indagini.

Gli effetti collaterali: non solo crudeltà, ma sicurezza pubblica

L’abbandono non ha soltanto ricadute etiche: incide sulla sicurezza e sulla spesa pubblica.

  • Incidenti stradali: ogni anno si registrano centinaia di sinistri causati da animali vaganti.
  • Costi per i Comuni: i canili sono spesso saturi e la gestione ricade sulle amministrazioni locali.
  • Emergenza randagismo: particolarmente grave nel Mezzogiorno, dove l’abbandono alimenta vere colonie canine.

L’abbandono è dunque un reato che genera conseguenze a catena, sociali ed economiche, che vanno ben oltre il singolo episodio.

Le responsabilità del proprietario

La legge italiana considera il proprietario di un animale custode a tutti gli effetti. L’abbandono non può essere giustificato da difficoltà economiche, trasferimenti o mancanza di tempo. L’ordinamento, infatti, obbliga a garantire:

  • cure adeguate,
  • alimentazione,
  • assistenza veterinaria,
  • un alloggio idoneo.

In caso contrario, oltre alle sanzioni penali, può scattare la confisca dell’animale e il divieto di detenzione futuro.

La prevenzione passa dall’educazione e dalla tracciabilità

Gli esperti sottolineano che la repressione da sola non basta: serve una rete più forte di controlli, campagne di microchippatura obbligatoria e un investimento nell’educazione al possesso responsabile, già nelle scuole. “Le norme ci sono, ma serve una rivoluzione culturale”, affermano molte associazioni veterinarie. Una rivoluzione che parte dalla consapevolezza che un animale non è un oggetto, ma un essere senziente tutelato dallo Stato e dalla legge.

Foto tratta da https://dogdigital.it/contro-labbandono-dei-cani-insieme-per-sempre/

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