7 Dicembre 2025

Affitti troppo alti per docenti fuori sede: proposta per un sostegno strutturale

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Affitti troppo alti per docenti fuori sede: proposta per un sostegno strutturale

Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani (CNDDU), alla luce delle disposizioni contenute nel decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze del 19 novembre 2025 relative alla rivalutazione dei canoni di locazione per il 2026 (+1,4%), ritiene necessario inquadrare tale misura all’interno del contesto economico complessivo che interessa il personale scolastico, con particolare riferimento ai docenti fuori sede.

«Dal punto di vista economico, l’aumento dei canoni – pur coerente con l’andamento dell’indice FOI – si innesta su una situazione già critica. Nei principali centri urbani e nelle aree ad alta densità scolastica, il costo medio di un affitto per una stanza o un piccolo appartamento oscilla attualmente tra i 450 e i 700 euro mensili. Applicando la rivalutazione prevista, l’incremento annuo può attestarsi tra i 75 e i 120 euro, un valore apparentemente marginale ma strategicamente rilevante se inserito in un quadro di redditi netti medi dei docenti compresi, nelle prime fasce, tra i 1.350 e i 1.600 euro mensili.

In termini percentuali, la spesa abitativa di un docente fuori sede può arrivare a incidere per il 35–45% del reddito disponibile, superando ampiamente la soglia di sostenibilità indicata dagli indicatori economico-sociali europei. A ciò si aggiungono i costi di trasporto, il mantenimento della doppia residenza e l’assenza, allo stato attuale, di un sostegno economico specificamente dedicato al personale scolastico in mobilità obbligata.

Sotto il profilo giuridico, la legittimità della rivalutazione dei canoni non è in discussione; tuttavia, il CNDDU evidenzia come l’ordinamento consenta ampi margini di intervento compensativo attraverso strumenti fiscali, indennitari e contrattuali, analogamente a quanto avviene in altri comparti della pubblica amministrazione caratterizzati da mobilità territoriale.

Per tali ragioni, il CNDDU propone l’introduzione di una misura strutturale denominata: Indennità di Domiciliazione per il Personale Docente (IDPD).

La proposta prevede:
– un contributo economico mensile compreso tra 200 e 250 euro, parametrato al reddito, alla distanza dalla residenza anagrafica e al costo medio degli affitti nel territorio di servizio;
– accesso prioritario per i docenti a tempo determinato e per quelli assunti da meno di cinque anni, maggiormente esposti alla vulnerabilità economica;
– cumulabilità con eventuali detrazioni fiscali per canoni di locazione e con contratti a canone concordato;
– finanziamento attraverso un fondo dedicato, alimentato in parte da risorse già destinate al contrasto al disagio territoriale e in parte da economie derivanti dalla riduzione della mobilità annuale e del turnover forzato.

Secondo le stime del CNDDU, un’indennità media di 225 euro mensili consentirebbe di ridurre l’incidenza del costo abitativo di circa il 12–15%, riportando la spesa per l’affitto entro margini di sostenibilità e producendo effetti positivi sulla stabilità professionale, sulla continuità didattica e sulla qualità dell’offerta formativa.

La soluzione finale indicata dal CNDDU non risiede in interventi emergenziali, ma in una strategia integrata che riconosca il sostegno economico al personale scolastico come investimento sistemico. Garantire condizioni di vita dignitose ai docenti significa rafforzare l’efficacia del diritto all’istruzione e rendere il sistema scolastico più equo, efficiente e coerente con i principi costituzionali e con gli standard europei di tutela del lavoro pubblico.

Il CNDDU auspica che l’avvio del 2026 rappresenti non solo l’anno degli adeguamenti automatici dei canoni, ma anche l’occasione per una riforma strutturale che ponga finalmente al centro la sostenibilità economica e sociale della professione docente.»

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