Si è concluso con grande partecipazione e un ampio consenso scientifico il Congresso Internazionale “Ambulatorio dei Sani: Prevenzione Attiva e Rigenerazione Cellulare”, svoltosi sabato scorso a Salerno presso l’Hotel Polo Nautico, promosso dalla DD Clinic Foundation ETS e da SIBA, con il patrocinio della Fondazione Italiana Biologi (FIB), SIRNA, e la collaborazione della Sbarro Health Research Organization (SHRO) di Philadelphia.
La giornata ha rappresentato un momento di confronto di altissimo profilo, riunendo ricercatori, clinici e professionisti della salute attorno a una visione condivisa: costruire la salute prima della malattia, attraverso la sinergia tra biologia molecolare, nutrizione, epigenetica e neuroscienze.
Tra i momenti più attesi dell’evento, ha riscosso eccezionale interesse la relazione del prof. Philippe Lagarde, oncologo dell’Università di Parigi e figura di riferimento internazionale per l’oncologia integrata e la nutraceutica applicata alla cura e alla prevenzione del cancro.
Da oltre quarant’anni il prof. Lagarde lavora accanto ai pazienti oncologici con un approccio innovativo, capace di coniugare medicina convenzionale e strategie complementari volte a migliorare la qualità della vita, ridurre la tossicità dei trattamenti e potenziare la risposta dell’organismo.
La sua esperienza lo ha portato a indagare in profondità le correlazioni tra malattia oncologica, alimentazione e carenze vitaminiche e minerali, aprendo la strada a una nuova concezione di prevenzione attiva basata sull’uso razionale di integratori naturali e sulla personalizzazione nutrizionale.
La sua partecipazione ha rappresentato un valore aggiunto per il congresso, offrendo una testimonianza autorevole e concreta di ciò che significa, oggi, fare medicina integrata: non un’alternativa, ma un completamento scientificamente fondato delle terapie tradizionali, capace di migliorare la vita delle persone e di restituire centralità al paziente.
«Questo congresso ha dimostrato che la medicina del futuro non sarà mai una disciplina isolata, ma un ecosistema di saperi che dialogano – ha dichiarato il prof. Andrea Del Buono, responsabile scientifico dell’evento – come nella visione umana e scientifica dell’oncologia integrata del prof. Lagarde. La prevenzione è un atto di responsabilità verso noi stessi, non possiamo più limitarci a rincorrere la malattia: dobbiamo imparare a leggere il linguaggio delle cellule, a sostenere i processi vitali prima che si alterino».
«È questo – ha proseguito – oggi il vero senso della medicina di precisione: dare alle persone gli strumenti per vivere più a lungo e meglio. La medicina del futuro non dovrà limitarsi a trattare la patologia, ma imparare a leggere i segnali biologici che la precedono, intervenendo sui processi cellulari attraverso nutrizione personalizzata, analisi metabolomiche e strategie di longevità consapevole».
Le numerose relazioni – dal microbioma alla metabolomica, dall’epigenetica alle neuroscienze, dalla nutrigenetica alle strategie per il dolore cronico – hanno offerto un quadro completo delle nuove frontiere della medicina di precisione. La grande affluenza di professionisti – medici e biologi ma anche operatori del settore farmaceutico – ha testimoniato la crescente sensibilità verso un modello di salute fondato sulla consapevolezza, sulla prevenzione e sulla personalizzazione.
«Il progetto “Ambulatorio dei Sani” – ha concluso Del Buono – è solo all’inizio di un percorso che ambisce a trasformare profondamente il modo in cui intendiamo la salute. Dopo questo congresso, il nostro impegno sarà quello di rendere questa visione una realtà strutturata e accessibile: creare centri di prevenzione attiva, formare professionisti capaci di leggere il linguaggio dei metaboliti e delle cellule, integrare le migliori conoscenze della biologia molecolare con nutrizione personalizzata, neuroscienze ed epigenetica. Vogliamo costruire una rete internazionale di ricercatori e clinici che condivida un obiettivo comune: dare alle persone la possibilità di vivere più a lungo, meglio e con consapevolezza. Vogliamo costruire un modello, un laboratorio di idee e pratiche che mettono al centro la vita prima della malattia. È il momento di passare dalla teoria all’azione, e questo congresso ne è stato il primo, decisivo passo».



