20 Dicembre 2025

App auto, scaricate da tutti ma usate da pochi: perché non convincono gli automobilisti

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App auto, scaricate da tutti ma usate da pochi: perché non convincono gli automobilisti

Le app dedicate alle automobili sono ormai parte integrante del pacchetto tecnologico di ogni modello, dalle citycar ai premium. Eppure, tra promesse e realtà, il bilancio resta in chiaroscuro. A dirlo non sono impressioni, ma i numeri del J.D. Power 2025 U.S. OEM ICE App Report, che fotografa un fenomeno ormai evidente: l’entusiasmo per il download non si traduce in un utilizzo quotidiano.

L’indagine, condotta tra settembre e ottobre 2025 su oltre 2.100 proprietari di veicoli negli Stati Uniti, rivela che circa l’80% degli automobilisti ha scaricato l’app ufficiale del proprio brand. Una quota in lieve crescita rispetto al 2024. Il dato cambia radicalmente quando si passa all’uso reale: solo il 27% dichiara di utilizzarla con regolarità, mentre per la maggioranza resta un’icona sullo smartphone aperta di rado, se non mai.

Funzioni utili, esperienza frustrante

Sulla carta, le app piacciono. Le funzioni più apprezzate sono l’apertura del garage tramite smartphone (61%), l’uso del telefono come chiave digitale (39%) e il controllo del clima o dei sedili (38%). Strumenti che promettono comodità e controllo a distanza. Nella pratica, però, emergono i limiti: il 38% di chi ha ridotto o abbandonato l’uso indica problemi di connettività come principale causa, seguiti da lentezza nelle risposte, interfacce poco intuitive e avviamenti remoti poco affidabili.

Il risultato è un cortocircuito evidente: tecnologie pensate per semplificare l’esperienza finiscono per aggiungere complessità e frustrazione, minando la fiducia degli utenti.

Chi vince e chi resta indietro

La classifica J.D. Power mostra un settore a due velocità. Tra i marchi generalisti, MINI guida la graduatoria con 810 punti su 1.000, seguita da Kia (805) e Hyundai (798). Nel segmento premium, BMW si conferma riferimento assoluto con 821 punti, davanti a Genesis (771) e Mercedes-Benz (768).

All’estremo opposto si collocano i brand che faticano sul fronte digitale: Mazda chiude la classifica generalista con 585 punti, mentre Alfa Romeo registra il punteggio più basso complessivo, fermandosi a 581 nel segmento premium. Un divario che evidenzia quanto stabilità tecnica, velocità e qualità dell’interfaccia incidano sulla percezione del marchio, tanto quanto motori e design.

La sfida non è esserci, ma funzionare

Dallo studio emerge un messaggio chiaro per i costruttori: non basta offrire un’app, serve che funzioni sempre e bene. I brand premium puntano su servizi avanzati e integrazione con l’ecosistema digitale dell’auto, quelli generalisti su funzioni immediate e pratiche. Ma il punto di incontro è uno solo: senza connettività affidabile e un’esperienza fluida, l’engagement resta basso.

Il rischio è doppio. Da un lato si perde la fiducia del cliente, dall’altro si rinuncia a una miniera di dati utili per migliorare prodotti e servizi. In un mercato sempre più orientato al software, la vera competizione non si gioca sul numero di funzioni, ma sulla loro affidabilità.

Non sorprende che la chiave digitale, simbolo della mobilità connessa, sia tra le opzioni più desiderate e allo stesso tempo più criticate. Colmare il divario tra aspettative e realtà sarà decisivo: solo trasformando le app da promessa tecnologica a strumento realmente utile, l’industria potrà fare della digitalizzazione un vantaggio concreto e non l’ennesima occasione mancata.

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