Cancro, arriva il farmaco smart che si attiva solo nelle cellule malate

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Cancro, arriva il farmaco smart che si attiva solo nelle cellule malate

Un nuovo passo avanti nella lotta contro il cancro arriva dai laboratori dell’Università di Cambridge, dove un gruppo di chimici ha messo a punto un farmaco “intelligente” capace di entrare in azione solo in presenza di cellule tumorali. La scoperta, pubblicata su Nature Chemistry, apre scenari innovativi per l’oncologia, con l’obiettivo di rendere le terapie più efficaci e meno tossiche per i pazienti.

Come funziona il farmaco intelligente.
Il meccanismo si basa su un sistema in due fasi. Il farmaco, inizialmente inattivo, rimane “ingabbiato” finché non entra in contatto con un enzima specifico, la beta-glucuronidasi, prodotto in grande quantità soltanto dalle cellule tumorali. È proprio questo enzima a liberare la prima molecola, che a sua volta attiva la seconda componente, innescando così la via di segnalazione cGAS-STING, uno dei più potenti allarmi naturali del sistema immunitario.

Questa cascata di segnali richiama le difese immunitarie nell’area del tumore, stimolando l’attacco mirato alle cellule malate.

Perché è una scoperta rivoluzionaria.
Le terapie oncologiche basate sull’attivazione del sistema immunitario non sono nuove, ma hanno un punto debole: se il segnale d’allarme viene attivato in cellule sane, possono verificarsi gravi effetti collaterali. Il nuovo farmaco, invece, si distingue per la sua precisione: funziona solo in presenza di cancro, proteggendo i tessuti sani da reazioni infiammatorie dannose.

Test di laboratorio su zebrafish e topi geneticamente modificati hanno mostrato risultati promettenti: il farmaco è riuscito ad attivare la STING anche a concentrazioni molto basse, ma in modo quasi esclusivo nelle cellule tumorali, risparmiando organi vitali.

Questo approccio rappresenta un modello per lo sviluppo di nuove classi di farmaci su misura, che possano attivarsi soltanto nel sito della malattia. Un concetto che risponde alla crescente esigenza di terapie personalizzate in oncologia, capaci di bilanciare efficacia e sicurezza.

Secondo gli studiosi, la strategia dei profarmaci a due componenti potrebbe ispirare anche trattamenti per altre malattie in cui è fondamentale ridurre gli effetti collaterali, mantenendo alta la potenza terapeutica.

Il “farmaco smart” di Cambridge non è ancora pronto per l’uso clinico, ma i risultati raggiunti aprono prospettive entusiasmanti per il futuro della medicina. Se confermati da ulteriori studi e trial sull’uomo, questi composti potrebbero trasformarsi in una nuova arma contro il cancro: mirata, sicura e capace di risvegliare il sistema immunitario solo quando davvero necessario.

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