Agropoli si trova davanti a una scelta strategica che riguarda il suo futuro economico e urbano. A sostenerlo è il consigliere comunale di minoranza Raffaele Pesce, che accende i riflettori su una trasformazione commerciale definita “la più rilevante degli ultimi quarant’anni”.
Negli ultimi anni l’arrivo di grandi insegne nazionali e multinazionali ha modificato profondamente la geografia dei consumi, trasformando la città in un polo di attrazione che va ben oltre i confini comunali. Flussi provenienti dal Cilento, dalla Piana del Sele e dalle aree interne convergono su Agropoli, rafforzandone il ruolo di hub commerciale naturale. «Questi poli – sottolinea Pesce – non sono una distorsione del sistema urbano, ma nuovi attrattori di domanda, capaci di generare volumi, permanenza e consumo».
Il nodo politico, secondo il consigliere di minoranza, non è la contrapposizione ideologica tra grande distribuzione e commercio di prossimità. La vera questione è la capacità di governo dei flussi generati da questa nuova centralità commerciale, trasformandoli in valore diffuso per l’intera città, a partire dal centro urbano. In questa prospettiva, il commercio di prossimità non va più trattato come un settore fragile da difendere con misure emergenziali, ma come una leva strategica di sviluppo, integrata con servizi, turismo, ristorazione e qualità dello spazio urbano.
Pesce richiama l’attenzione anche sul tema dell’accessibilità e della mobilità. Le attuali regole su traffico e sosta, osserva, risalgono a oltre quarant’anni fa, quando Agropoli aveva dimensioni e funzioni completamente diverse. «Continuare a governare una città che oggi ha un bacino vastissimo e stagionale con strumenti pensati per un’altra epoca – avverte – significa rinunciare a governare il cambiamento».
Da qui il passaggio cruciale sulla pianificazione. Il PUC (Piano Urbanistico Comunale) e il SIAD (Strumento comunale d’intervento per l’Apparato distributivo) devono dialogare e procedere in modo coerente. Il primo disegna il modello di città nel medio-lungo periodo, il secondo deve tradurre quella visione in scelte operative sul commercio e sulle funzioni urbane. Se questo coordinamento manca, il rischio è duplice: una crescita commerciale lasciata alle sole logiche di mercato e, al contrario, un centro cittadino affidato a una tutela passiva e senza prospettiva.
Per Pesce il SIAD non può ridursi a un atto formale o a una somma di piccoli correttivi. Deve diventare lo strumento attraverso cui Agropoli compie scelte strutturali e coraggiose, ridisegnando il rapporto tra grandi attrattori e commercio di prossimità, integrando pianificazione commerciale, traffico e mobilità urbana. «La città – afferma – non ha bisogno di pannicelli caldi, ma di decisioni epocali».
Un richiamo, infine, al metodo. Le grandi aziende che investono sul territorio utilizzano analisi avanzate di geomarketing e studi sui flussi e sulle abitudini di consumo. «La politica locale – conclude Pesce – non può restare indietro: governare lo sviluppo significa dotarsi degli stessi strumenti di lettura della realtà, nell’interesse collettivo».


